Un attore può recitare magnificamente la parte di Amleto. E forse,
mentre recita, si convince di esserlo. Ma egli sa benissimo che non è Amleto.
Analogamente, tu credi di essere il Tal dei Tali. Ma, in certi
momenti, ti domandi chi tu sia veramente, quale sia la tua vera identità.
La meditazione serve a rispondere a questa domanda. Se ti
concentri un po’, ti rendi conto di essere uno che recita una parte: sei
proprio un attore oppure uno che sogna o immagina di essere quel Tale.
Ora lascia perdere i vari personaggi che impersoni e concentrati
sul tuo semplice senso di essere – non di essere questo o quello, ma di essere
e basta.
Assorbiti in te stesso, su questa tua sensazione di essere. Lascia
perdere ogni altro pensiero. Isola questa sensazione di essere che,
evidentemente, viene prima dell’essere questo o quello. E qui è il punto
delicato. Essendo comunque un essere dotato di un corpo e di una mente, non è
facile liberartene di colpo. In effetti non puoi farlo.
Ciò che puoi fare è stare lì, accanto al senso di essere,
aspettando che sia lui a rivelarsi, a presentarsi, a liberarsi. Devi essere
costante e paziente.
Non sei tanto tu che realizzi il Sé quanto il Sé che si mostra. A
quel punto ti liberi della visione dualistica e individualistica e della tua identificazione
con il corpo-mente. E comprendi chi sei veramente – non le varie identità che
hai rivestito nel corso della vita, ma il testimone eterno di queste identità.
Le identità, le identificazioni, cambieranno e alla fine
scompariranno. Ma rimarrà il loro Testimone, ciò sul cui sfondo esse appaiono.
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