Se ci troviamo in un incubo – e lo è sempre anche se non sempre ce
ne accorgiamo -, se viviamo in una specie di sogno, è difficile che il
sognatore possa trovare la verità. Lo stato dell’ “io sono” che per noi sembra
essere il massimo della realtà, è in effetti qualcosa di transitorio, basato su
impressioni fallaci, concetti e supposizioni – una sorta di malattia o di
febbre e comunque una diminutio. Solo
quando il sogno svanirà, ritroveremo la nostra vera identità, quella che non è
mai nata né morta, dove non avremo più bisogno di parole.
Le nostre supposizioni vanno invertite. Noi non ci troviamo nella
realtà, ma nel posticcio, nell’apparenza, e quindi non possiamo né percepire né
pensare la verità.
La ricerca della verità è impossibile con la mente attuale: questo
è da capire. Ci vuole una non-mente.
Dunque, l’unica cosa da fare, per ora, è concentrarsi sul senso
dell’ “io sono”, per poi trascenderlo verso quello stato in cui esso non ha più
senso e la coscienza si frammenta e si polverizza come una lastra di ghiaccio o
di vetro.
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