Ci sono dei casi nella vita in cui è meglio non fare che fare. Per esempio, in questo periodo di epidemia e di
contagio, dobbiamo sovvertire le nostre strategie abituali. Abituati a credere
che l’unione faccia la forza, siamo costretti a evitare gli assembramenti e ad
isolarci. Abituati ad agire per risolvere i problemi, siamo costretti a
muoverci il meno possibile. Abituati a considerare il prossimo una risorsa,
siamo costretti a considerarlo una minaccia.
Abituati a credere nella provvidenza o bonarietà divina, siamo
costretti a concludere che nessun Dio può proteggerci. Abituati a pregare per
sperare di avere, siamo costretti a disertare le riunioni religiose, le messe,
le cerimonie e perfino le processioni con cui una volta s’invocava l’intervento
dei santi e degli dei.
Abbiamo edificato un mondo in cui non c’era spazio per l’immobilità,
la riflessione e la solitudine. E ora siamo costretti a rivedere i nostri
dogmi. È una dura lezione.
Meno ci incontriamo, meglio è. Meno ci tocchiamo, meglio è. Meno
ci spostiamo, meglio è. Una vera sovversione dei valori.
Le epidemie sono il risultato di uno stile di vita che nessuno
aveva mai messo in dubbio: la moltiplicazione degli esseri viventi e dell’economia,
l’attivismo, l’intrapresa, l’incontro, il contatto, il continuo spostamento, il
guardare sempre lontano anziché vicino, il guardare al di fuori anziché dentro.
In fondo è il mondo dell’espansione
che è stato messo in crisi.
Già lo avevamo capito dalla crisi ambientale, dove ci siamo
accorti che stiamo distruggendo il mondo su cui viviamo. E ora arriva la
reazione della natura che non perdona certi errori. Ed eccoci costretti a
fermarci.
Come nelle esistenze individuali basta un attimo per cambiarci la
vita, così nella dimensione sociale basta un microscopico virus a farci
rivedere i nostri valori.
Abbiamo sbagliato, ci siamo mossi troppo, abbiamo perso il senso
del non fare, del meditare, dell’isolamento. Questo virus è la risposta della
natura. Ciò che non faremo con le buone, lo faremo con le cattive.
Quando non succede niente, è la cosa migliore. Quando non facciamo
niente, possiamo risanarci. Non avevamo capito che noi stessi ci siamo trasformati
in un virus distruttore della Terra.
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