Finché resteremo nel mondo della dualità – piacere contro dolore,
bene contro male, successo contro fallimento, amore contro odio, ecc. – non
avremo alcun accesso a una felicità o pace durature. Oscilleremo tra un estremo
e l’altro, ponendoci domande che non hanno risposta.
Se non si affaccia in noi l’intuizione che siamo esseri unitari,
al di fuori del tempo e dello spazio, al di là dell’io isolato che crediamo di
essere, al di là della persona che nasce e muore, potremo solo desiderare
qualche paradiso che sarà però sempre contrapposto a qualche inferno, e quindi
resteremo imprigionati nel gioco del due, il gioco illusorio di Maya.
Ma gli stessi desideri sono piacevoli solo finché restano
irrealizzati. La realtà non può che essere un’altra cosa. Oltre gli opposti,
oltre lo stesso concetto di io, oltre il piacere e il dolore.
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