Cogliere questa vuota
realtà ultima (e prima) è tuttavia
difficile. Stai cercando di ritornare là da dove vieni. Ma là da dove vieni e
dove ritornerai non c’è il senso di essere presenti, la normale coscienza
limitata che dice “io sono” in un determinato spazio-tempo e usa un linguaggio
duale che deve dividere e contrapporre.
Nessuna verità rimane tale nel momento in cui viene espressa con
un linguaggio del genere.
Inoltre devi lasciar andare anche la tua volizione, perché ciò che
sei veramente non è il tuo piccolo io che pretende di essere e di fare. Anzi,
più sforzi compi, più ti allontani dalla meta.
È un paradosso. Tu sei già nel posto in cui vorresti andare. E più
ti agiti, più te ne allontani. In realtà ci dovrebbe essere la più totale
assenza dell’agente. Ciò che stai cercando di scoprire è ciò che sei. Ma, se lo
sei, come fai a scoprirlo?
Quando ci svegliamo dal sonno profondo, lo facciamo spontaneamente
e non per uno sforzo di volontà.
In Occidente, Meister Eckhart aveva già fatto notare che “colui che
prega desidera ottenere qualcosa, o che Dio gli tolga qualcosa. Ma un cuore
distaccato non desidera niente e non ha niente da cui desideri essere liberato.”
In effetti, lo stato di schiavitù dipende dal fatto che noi non
abbiamo ancora compreso il falso come falso, l’illusorio come illusorio. E,
poiché non lo abbiamo compreso e cerchiamo la liberazione, siamo ancora
prigionieri di una mente erronea.
La nostra mente non ha ancora colto che siamo già liberi, se ci
liberiamo dalla prigione dei preconcetti e da una coscienza profondamente
condizionata da fedi e convinzioni destituite di ogni fondamento.
Per liberarci dobbiamo svuotare la mente e la coscienza, e
abbandonarci alla spontaneità primordiale che è l'unica a condurre la nostra barca.
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