lunedì 23 marzo 2020

Riassorbirsi in Sé


L’apparizione del mondo e delle sue innumerevoli manifestazioni è come lo svolgersi di una pellicola cinematografica in cui ogni fotogramma sia un ente ed un evento. Il rullo si srotola e fa apparire come per magia tutto ciò che vediamo. Così il mondo è una specie di sala cinematografica sul cui schermo passano le immagini dei vari avvenimenti, fra cui la nostra stessa persona con la sua coscienza individuale.
Ora, una volta che si sia consolidato questo nostro io e la sua esistenza, c’è un soggetto che può compiere il cammino inverso, risalendo alle origini. Prima di tutto, la sua attenzione può essere rivolta dall’esterno all’interno; e poi egli può riavvolgere la pellicola.
Questa è appunto la meditazione in cui, fermate le sensazioni centripete e i pensieri centrifughi, l’essere individuale si riassorbe in Sé.
Riassorbirsi in Sé non significa cercare di ritrovare la propria identità psicologica e sociale, ma risalire oltre, oltrepassando la propria persona e raggiungendo la fonte della manifestazione, ossia quel senso di sé, il senso dell’io sono, la coscienza, che rappresenta l’inizio della nostra conoscenza, interna ed esterna.
Ci sono stati periodi nella nostra vita in cui questo senso dell’essere non c’era ancora o era confuso, ma a poco a poco siamo riusciti a chiarirci chi siamo. Questa nostra conoscenza, però, è del tutto condizionata e non è quella che cerchiamo in meditazione. In meditazione non cerchiamo di de-finire in concetti ciò che siamo, ma cerchiamo di risalire alle origine stesse della coscienza, perché la nostra prima origine è la Consapevolezza universale, ciò da cui si formano ed escono tutte le pellicole e tutti gli schermi.
Per far questo non possiamo accumulare altre nozioni, ma liberarci da tutte quelle che già abbiamo.


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