mercoledì 26 febbraio 2020

Nessuno nasce e nessuno muore


L’espressione vedantica “nessuno nasce, nessuno muore” è affascinante, perché ci suggerisce un’idea vertiginosa: che esista un io immortale, un’identità basilare, che non è scalfita dalle vicende di questo mondo e che indossa i corpi terreni come se fossero vestiti.
Ma non dobbiamo cadere nelle trappole del linguaggio; non dobbiamo pensare alla solita anima immortale che ogni tanto de-cade su questa terra per motivi incomprensibili.
È in realtà un’espressione che invita a trascendere i punti di vista tradizionali sul nascere e sul morire. Prima della nascita e dopo la morte, “esiste” qualcosa che non possiamo definire, qualcosa cui non si possono applicare le abituali categorie mentali.
La nascita e la morte sono solo un lato della realtà: quello proiettato della mente. Ma, al di là della mente dualistica, c’è l’altro lato della realtà, qualcosa che dunque non è pensabile, e che né nasce né muore.
È la nostra mente che definisce e immagina i due momenti topici. Ma, oltre la mente che deve contrapporre per conoscere, c’è un’altra dimensione della realtà, che sfugge tanto all’essere quanto al non essere.
È come domandarsi che cosa ci sia oltre il confine visibile dell’universo, prima dello spazio e del tempo.
Ecco dunque una meditazione che ci invita ad allargare i nostri limitati punti di vista. C’è ben altro oltre il pensabile. Non dobbiamo credere né che tutto ciò che vediamo sia vero né che non ci sia altro oltre ciò che possiamo pensare.

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