sabato 22 febbraio 2020

Il tutto e il nulla


All’Origine non può esserci solo essere o solo non-essere, solo tutto o solo niente, ma qualcosa che abbia la capacità di “essere” l’uno e l’altro, altrimenti dall’uno non potrebbe nascere il suo contrario. È il linguaggio dualista e l’uso scorretto della nostra mente che ci ingannano, portandoci a contrapporre ciò che è invece fondamentalmente unitario. Se all’Origine ci fosse solo l’essere parmenideo, il non-essere non avrebbe spazio, e viceversa. Invece, dall’uno nasce l’altro, in modo dialettico.
Nell’antichità si metteva all’Origine un Dio perfetto o un Primo Motore immobile, ma poi non si sapeva spiegare da dove nascessero il male,l’imperfezione e il dinamismo. Ogni volta ci si trovava di fronte a contraddizioni, a paradossi all’apparenza insolubili o a misteri inspiegabili. Invece non c’è nessun mistero: ciò che si manifesta in seguito, in realtà c’è all’inizio, in maniera magari confusa e ambigua.
All’Origine c’è una Totalità comprensiva di tutto, da cui esce, come da una cornucopia, ogni cosa, anche del nulla. Se noi notiamo due opposti che si escludono a vicenda, dobbiamo guardare meglio per scoprire la loro unità sostanziale. Bene e male, essere e nulla, amore e odio, alto e basso, luce e buio, stasi e movimento, creazione e distruzione, nascita e morte… sono tutti compresenti fin dall’inizio e non solo non si escludono a vicenda, ma si sostengono l’un l’altro. Tanto per fare un esempio, è chiaro che con la nascita entra in campo la morte e che con la morte si rendono possibili altre nascite.
Così non ha senso mettere all’Origine l’essere o il niente, ma un terzo stato che li contempli entrambi in misure diverse. È la nostra mente che deve scegliere e, scegliendo, divide ciò che è in realtà unito o non è comunque ancora definito in modo univoco.
Così è successo nella fisica quando si è tentato di capire se gli atomi fossero onde o particelle. E si è scoperto che possono essere entrambe le cose a seconda dell’operazione di osservazione. È la mente che separa ciò che è l’una e l’altra cosa. Il tutto e il nulla sono paradossalmente due diverse manifestazioni di un terzo stato che, di volta in volta, si presenta sotto una forma o l’altra.
È inutile cercare di definire questo terzo stato, perché i nostri concetti sono falsamente duali. Sono loro che dividono ciò che è unitario. Non possiamo pensarlo, ma lo siamo.
Che cosa c’è dunque all’Origine?
Un tutto che è niente, un niente che è tutto. In certi momenti prevale l’uno e in altri l’altro. Ma i due sono sempre compresenti.
Tutto ciò non va solo pensato, ma va esperito in ciò che noi chiamiamo meditazione. Cerchiamo di vedere come il nostro mondo e la nostra vita, che sembrano solo dal lato del manifesto siano in realtà intessuti dell’immanifesto, e viceversa.
Il manifesto sembra costituito solo da attività, ansia, angoscia, gioia, febbre, paura, coscienza, individualità, ecc., ma, se guardiamo bene, è anche intessuto di vuoto, pace, quiete, riposo. E l’uno è necessario all’altro, come i due movimenti del respiro: l’inspirazione e l’espirazione.
La realtà, comprensiva dell’essere e del nulla, è dinamicamente complessa. E questa complessità va colta nella sua interezza, senza abbracciare posizioni estreme.


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