giovedì 6 febbraio 2020

Il peso della vita


Pochi cercano la verità, i più si limitano a seguire la corrente senza chiedersi nulla. Pochi si rendono conto di quanto faticoso sia esistere, credono che la vita sia un dono. E, in effetti, è qualcosa che ci viene dato senza chiederci la nostra opinione. Oppure, c’è una legge del karma che distribuisce la vita in base ai meriti o a demeriti precedenti. Ma noi non abbiamo scelto nulla e non ci ricordiamo nulla.
Resta il fatto che ciò da cui emergiamo non aveva gli affanni, le necessità e i pesi che ci opprimono una volta nati. Dobbiamo incominciare a respirare, proviamo fame e sete, dobbiamo urinare e defecare senza sapere ancora come controllare il corpo. Per parecchi mesi non abbiamo consapevolezza di essere e di chi siamo. E dobbiamo superare un’infinità di malattie infantili.
Qualcuno ci dice chi siamo e noi dobbiamo credergli perché non abbiamo una nostra opinione. Il mondo che ci appare alla coscienza è qualcosa di molto simile a un sogno. E, come un bel momento ci svegliamo dal sogno accorgendoci che sognavamo, così ci sveglieremo dalla vita accorgendoci che era tutto una finzione, una rappresentazione.
Insomma, a poco a poco, ci vengono dati una forma e una identità. E a noi sembra di essere sempre più concreti e di poter prendere in mano la nostra vita. Finché incomincia la via del ritorno e tutto peggiora e si guasta. Avvicinandosi il momento della morte, veniamo assaliti dal terrore, perché ci sembra di dover perdere quella identità che avevamo faticosamente ottenuto.
In effetti, quando la coscienza si ferma, il mondo e il nostro ego si dissolvono, dimostrando di essere semplici proiezioni. E noi ritorniamo ad essere ciò che eravamo precedentemente: l’essere... un essere che ora ha solo un vago ricordo del sogno che ha sognato e che, se ha raggiunto la saggezza, evita accuratamente di rientrare in questo palcoscenico.

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