Il saggio che medita arriva a capire di essere la Fonte infinita
che si è incarnata e autolimitata in un individuo specifico. Dunque è una
manifestazione del Divino, come ogni altro ente.
Il mondo è il prodotto dei nostri pensieri e dei nostri stati d’animo.
Ci sono pensieri che danno ansia e sconforto e pensieri che danno calma,
distensione e benessere. Senza rendercene conto, noi tendiamo a coltivare
questi ultimi – che sono i più disparati e sono collegati alle cose e alle
persone che ci piacciono.
In effetti, noi siamo fatti dei pensieri che coltiviamo di più.
Ma proviamo ad elevarci un po’, lasciando perdere cose e persone
(che in ogni caso ci abbandoneranno o che noi abbandoneremo), e scegliamo
piuttosto pensieri di vastità e di spaziosità.
Uno dei più efficaci è pensare che siamo nati e siamo parte di una
Sostanza che è infinita ed eterna. Non definiamo questa Sostanza, per non
introdurre categorie antropomorfe troppo limitanti e poco rassicuranti. È il
Divino che ci precede, ci sostanzia e ci seguirà quando morirà la nostra
attuale incarnazione.
Ciò che ci attende è uno stato sconfinato e infinito, come
guardare da una scogliera la vastità del mare e del cielo in una giornata di
sole.
(Ricordo che tra i più elevati assorbimenti buddhisti troviamo lo
spazio illimitato e la coscienza illimitata.)
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