lunedì 3 febbraio 2020

L'io e l'eterno


Noi ci consideriamo esseri superiori perché abbiamo una coscienza, e tutto ciò che conosciamo lo conosciamo in quanto esseri coscienti. Ma questa coscienza ha due limiti: è una forma di divisione ci offre solo interpretazioni. Che cosa c’è al di là di essa, prima della coscienza? E in che modo questo “prima” può essere scandagliato.
Poiché la nostra esistenza è breve, tutto il resto, il prima e il dopo, è molto più lungo, forse è eterno. È quel qualcosa da cui usciamo e in cui rientriamo. Ma come può essere definito?
È evidente che non può essere definito con i nostri concetti, con la nostra mente dualistica. Ma possiamo dire che non è niente di ciò che conosciamo e che non ha una coscienza di tipo umano. Per assumere una coscienza di tipo umano, deve assumere un corpo.
Se chiamiamo “vacuità” questo a priori, ci accorgiamo che ne siamo intessuti. Quando per esempio ci addormentiamo, sveniamo o siamo anestetizzati, la nostra coscienza abituale scompare. Ma non è che ci troviamo male; anzi, se avevamo un dolore, questo per un po’ scompare.
Quando ci addormentiamo o sveniamo, dove va a finire la coscienza? Poiché dopo riappare, diciamo che non siamo morti. Ma, quando moriamo davvero, la coscienza ritorna là dove era sempre stata – solo che non ha più un corpo per agire e manifestarsi.
La coscienza non è dunque un luogo di delizie; è un luogo di sofferenza e di divisione. È il mezzo con cui l’ “a priori” arriva a sapere di essere. Ma la coscienza è innanzitutto qualcosa di doloroso.
Noi veniamo raggirati, credendo che la nostra felicità coincida con la comparsa della coscienza. E invece è esattamente il contrario: coincide con la scomparsa della coscienza egoica. L’eterno non sa neppure di essere. È, e basta; non è diviso in due o più parti.
Quando moriamo, non dobbiamo farne tragedie. Quando scompariamo dal corpo e dall’esistere, rientriamo nell’eterno.
Ogni tanto dall’eterno sfugge qualche zampillo, proprio come dal sole emerge ogni tanto qualche fontana. Questo è ciò che chiamiamo coscienza, esistenza, ego e compagnia bella. Ma la fontana dura poco e subito si abbassa.
Anche l’eterno ha i suoi cicli, le sue attività e le sue macchie – e noi siamo queste cose.

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