Noi ci consideriamo
esseri superiori perché abbiamo una coscienza, e tutto ciò che conosciamo lo
conosciamo in quanto esseri coscienti. Ma questa coscienza ha due limiti: è una
forma di divisione ci offre solo interpretazioni. Che cosa c’è al di là di
essa, prima della coscienza? E in che modo questo “prima” può essere
scandagliato.
Poiché la nostra
esistenza è breve, tutto il resto, il prima e il dopo, è molto più lungo, forse
è eterno. È quel qualcosa da cui usciamo e in cui rientriamo. Ma come può
essere definito?
È evidente che non può
essere definito con i nostri concetti, con la nostra mente dualistica. Ma
possiamo dire che non è niente di ciò che conosciamo e che non ha una coscienza
di tipo umano. Per assumere una coscienza di tipo umano, deve assumere un
corpo.
Se chiamiamo “vacuità”
questo a priori, ci accorgiamo che ne siamo intessuti. Quando per esempio ci
addormentiamo, sveniamo o siamo anestetizzati, la nostra coscienza abituale
scompare. Ma non è che ci troviamo male; anzi, se avevamo un dolore, questo per
un po’ scompare.
Quando ci addormentiamo
o sveniamo, dove va a finire la coscienza? Poiché dopo riappare, diciamo che
non siamo morti. Ma, quando moriamo davvero, la coscienza ritorna là dove era
sempre stata – solo che non ha più un corpo per agire e manifestarsi.
La coscienza non è
dunque un luogo di delizie; è un luogo di sofferenza e di divisione. È il mezzo
con cui l’ “a priori” arriva a sapere di essere. Ma la coscienza è innanzitutto
qualcosa di doloroso.
Noi veniamo raggirati,
credendo che la nostra felicità coincida con la comparsa della coscienza. E
invece è esattamente il contrario: coincide con la scomparsa della coscienza
egoica. L’eterno non sa neppure di essere. È, e basta; non è diviso in due o
più parti.
Quando moriamo, non
dobbiamo farne tragedie. Quando scompariamo dal corpo e dall’esistere, rientriamo
nell’eterno.
Ogni tanto dall’eterno
sfugge qualche zampillo, proprio come dal sole emerge ogni tanto qualche
fontana. Questo è ciò che chiamiamo coscienza, esistenza, ego e compagnia bella.
Ma la fontana dura poco e subito si abbassa.
Anche l’eterno ha i
suoi cicli, le sue attività e le sue macchie – e noi siamo queste cose.
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