Se vogliamo eliminare davvero la sofferenza, non c’è che da
eliminare le innumerevoli divisioni create dalla nostra coscienza. Tutto ciò
che è diviso, contrapposto o dialettico è inevitabilmente portatore di
sofferenza. Difatti, se pensiamo ai momenti in cui siamo felici, ci accorgiamo
che sono momenti di unione, di fusione, di oltrepassamento del dualismo, di
cancellazione della coscienza abituale – quando facciamo l’amore, quando
dormiamo, ecc.
A noi sembra che avere la coscienza dell’ “io sono” e poter
pensare siano il massimo della realizzazione. Ma con la coscienza abbiamo
introdotto la divisione, la sofferenza e un mondo irreale. L’uso della
coscienza non porta mai con sé la felicità.
Meditare è lasciar perdere il corpo e la mente e lasciar cadere il
più possibile i pensieri. In italiano diciamo “avere pensieri” per indicare che
abbiamo preoccupazioni, e diciamo “spensierato” per indicare un individuo
felice.
Impariamo dunque a vedere il mondo come una nostra
rappresentazione, una proiezione della nostra coscienza divisiva. Noi pensiamo di
essere ciò che non siamo. Per esempio, siamo convinti di essere nati e che un
giorno moriremo, e crediamo che ci sia un Dio che veda e provveda a tutto.
Ma la verità è che noi non siamo né nati né morti (questa è solo
un’impressione) e che anche Dio è una creazione della nostra mente. Quando l’io
svanisce e la coscienza duale si spegne, allora usciamo dal mondo delle
illusioni ed entriamo nel mondo della realtà e della gioia senza pensieri.
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