giovedì 6 febbraio 2020

La dieta dell'anima


Tra i grandi dell'umanità, il Buddha sostiene che l'illusione fondamentale dell'uomo è proprio quella di credersi un ego eterno, e aggiunge che ogni ente è interdipendente e che non può esistere di per sé. L'illuminato capisce che dobbiamo liberarci prima di tutto di questo desiderio, di questa illusione, di questa presunzione. La suprema beatitudine è dismettere la pretesa di essere un ego; la vera felicità è l'uscita dai limiti dell’identità che ci è stata e che ci siamo dati.
Dice per esempio Lao-tzu: “Punta all'essenza, abbraccia ciò che non è artefatto, diminuisci l'egocentrismo, riduci i desideri”. E nella Maitry Upanishad si legge “Quando, dopo aver volto la punta della lingua contro il palato ed aver soggiogato i sensi, la grandezza contempla la Grandezza, allora il sé individuale sparisce”.
Secondo il buddhismo, tre sono le presunzioni da cui ci si deve liberare: "Io sono migliore di qualcuno", "io sono peggiore di qualcuno" e "io sono uguale a qualcuno". E infine ci si deve liberare del nostro attaccamento all'ego: ecco che cos'è il nirvana, che si presenta come la vera dieta dell'anima, la vera umiltà. Ma non finisce qui: l'illuminato deve arrivare a considerare se stesso, il proprio io, come un processo della natura, con distacco. E, soprattutto, deve arrivare ad annullare già in vita ogni desiderio di esistere o non esistere, qui o altrove.

L’essere è molto antico, è eterno; ma prima non aveva la sensazione di essere... Il parabrahman, l’assoluto, è senza desideri.” Nisargadatta Maharaj
         


Nessun commento:

Posta un commento