Tra i grandi
dell'umanità, il Buddha sostiene che l'illusione fondamentale dell'uomo è
proprio quella di credersi un ego eterno, e aggiunge che ogni ente è
interdipendente e che non può esistere di per sé. L'illuminato capisce che
dobbiamo liberarci prima di tutto di questo desiderio, di questa illusione, di
questa presunzione. La suprema beatitudine è dismettere la pretesa di essere un
ego; la vera felicità è l'uscita dai limiti dell’identità che ci è stata e che
ci siamo dati.
Dice per esempio
Lao-tzu: “Punta all'essenza, abbraccia ciò che non è artefatto, diminuisci
l'egocentrismo, riduci i desideri”. E nella Maitry Upanishad si legge
“Quando, dopo aver volto la punta della lingua contro il palato ed aver
soggiogato i sensi, la grandezza contempla la Grandezza, allora il sé
individuale sparisce”.
Secondo il buddhismo, tre
sono le presunzioni da cui ci si deve liberare: "Io sono migliore di
qualcuno", "io sono peggiore di qualcuno" e "io sono uguale
a qualcuno". E infine ci si deve liberare del nostro attaccamento all'ego:
ecco che cos'è il nirvana, che si presenta come la vera dieta dell'anima, la
vera umiltà. Ma non finisce qui: l'illuminato deve arrivare a considerare se
stesso, il proprio io, come un processo della natura, con distacco. E, soprattutto,
deve arrivare ad annullare già in vita ogni desiderio di esistere o non
esistere, qui o altrove.
“L’essere è molto antico, è
eterno; ma prima non aveva la sensazione di essere... Il parabrahman, l’assoluto, è senza
desideri.” Nisargadatta Maharaj
Nessun commento:
Posta un commento