lunedì 24 febbraio 2020

La grande trasformazione


Prima di nascere non avevi lo stato di veglia, non avevi lo stato di sonno, non avevi lo stato di sogno e non eri neppure cosciente di essere un io. In un certo senso eri nello stato di sonno profondo, quello senza sogni e senza ricordi. Poi ti sei svegliato e hai assunto la prima identità possibile.
Adesso reciti questa tua parte, ma fra cento anni (se ti va bene) ritornerai là dietro le quinte, nello stato che precede l’essere, ma che non è non essere, visto che dopo un po’ puoi ripresentarti. Sei come quelle comete che si presentano ogni tot anni per poi sparire di nuovo.
In meditazione e nello stato di sonno profondo, dovresti avvicinarti il più possibile a quello stato. Ma poi non puoi ricordartene, perché non hai il senso dell’io.
Quello stato non è il nulla, perché è in realtà al di là tanto dell’essere quanto del nulla. Non puoi pensarlo, non puoi definirlo. È oltre la mente. Ma c’è. Lo deduci dal fatto che è sempre presente, per esempio tra un pensiero e l’altro, nel sonno profondo senza sogni o quando scomparsi alla vista nella cosiddetta morte.
Potremmo dire che, quando sei vivo, è come se lo fossi, e, quando sei morto, è come se lo fossi. Ma che cosa sei in realtà non posso dirtelo perché i nostri concetti dualistici e antinomici non sono in grado di coglierlo. Noi ci troviamo sempre in una specie di grande recita, falsa e autentica nello stesso tempo.


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