domenica 2 febbraio 2020

Gli avventurieri del destino


A dir la verità, non siamo noi che siamo nati – ci hanno fatto nascere. Nessuno ci ha chiesto un parere, ci hanno catapultato in questo mondo. Qualcuno ha goduto, ma noi no: ci siamo ritrovati in un luogo oscuro e limitato e poi, quando siamo venuti alla luce, ci siamo messi a piangere.
E su questo punto bisognerebbe indagare, perché forse faceva parte di un destino scritto da tempo e non potevamo non occupare quel posto: era il nostro dall’eternità, forse.
Resta il fatto che quel che eravamo prima, essere o non essere, era migliore di quel che è venuto dopo.
Comunque sia, da quel momento tutti ci hanno detto chi eravamo e che cosa si aspettavano da noi: i genitori, gli insegnanti, i preti, lo Stato… E così ci hanno affibbiato un nome e un’identità, certificata da un documento e da vari numeri. Convinti o non convinti, abbiamo accettato. Ma, ogni tanto, abbiamo un senso di irrealtà e ci domandiamo chi siamo veramente.
Se mi domando chi sono, sento che dare la risposta della carta d’identità non è sufficiente – io sono ben altro. Ma chi sono?
Se mi pongo la domanda, non so rispondere. So che non sono solo quello che è scritto o che mi dicono. La verità è che so che non sono “quello”, ma non so chi sono.
L’unica cosa certa è che sono “colui” che pone la domanda, il soggetto. Però, ogni volta che cerco di coglierlo, il soggetto si trasforma in oggetto e lo perdo.
Qualcuno mi dice che c’è stato un Dio che mi ha creato. Ma dov’è finito questo Dio e perché nemmeno lui mi ha domandato nulla? Qualcuno dice che sia morto. Certo non lo vedo e non lo sento. E allora dovrei credere sulla fiducia. Se questo fosse solo un bel mondo, potrei anche fidarmi. Ma essendo pieno di sofferenza, di violenza e di ingiustizia, non mi fido affatto.
Sono rigettato su me stesso, a me stesso.
Qualcuno dice che tutto questo finirà nel nulla, e allora tutto mi sembra uno sforzo inutile: aprire un occhio, dare uno sguardo e richiuderlo. Altri dicono che tutto è eterno, e allora mi sembra esagerato che tutte queste miserie siano conservate all’infinito. Insomma, se proprio potessi scegliere, sceglierei una progressione verso il meglio: per aspera ad astra. Ma anche qui ci sono possibilità di regresso e niente è garantito. Potrei finire anche peggio.
Certo che la confusione è grande e gli uomini sono disponibili a ogni illusione.
Io mi tengo stretto e sono pronto a tutto. Se non ci sarà niente, non ci sarà nemmeno nessuna sofferenza. Se ci sarà qualcosa, sono pronto a sfruttare ogni occasione.
Sono un avventuriero del destino.

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