All’Origine non può esserci solo essere o solo non-essere, solo
tutto o solo niente, ma qualcosa che abbia la capacità di “essere” l’uno e l’altro,
altrimenti dall’uno non potrebbe nascere il suo contrario. È il linguaggio
dualista e l’uso scorretto della nostra mente che ci ingannano, portandoci a
contrapporre ciò che è invece fondamentalmente unitario. Se all’Origine ci
fosse solo l’essere parmenideo, il non-essere non avrebbe spazio, e viceversa.
Invece, dall’uno nasce l’altro, in modo dialettico.
Nell’antichità si metteva all’Origine un Dio perfetto o un Primo
Motore immobile, ma poi non si sapeva spiegare da dove nascessero il male,l’imperfezione
e il dinamismo. Ogni volta ci si trovava di fronte a contraddizioni, a paradossi
all’apparenza insolubili o a misteri inspiegabili. Invece non c’è nessun
mistero: ciò che si manifesta in seguito, in realtà c’è all’inizio, in maniera
magari confusa e ambigua.
All’Origine c’è una Totalità comprensiva di tutto, da cui esce,
come da una cornucopia, ogni cosa, anche del nulla. Se noi notiamo due opposti
che si escludono a vicenda, dobbiamo guardare meglio per scoprire la loro unità
sostanziale. Bene e male, essere e nulla, amore e odio, alto e basso, luce e
buio, stasi e movimento, creazione e distruzione, nascita e morte… sono tutti
compresenti fin dall’inizio e non solo non si escludono a vicenda, ma si
sostengono l’un l’altro. Tanto per fare un esempio, è chiaro che con la nascita
entra in campo la morte e che con la morte si rendono possibili altre nascite.
Così non ha senso mettere all’Origine l’essere o il niente, ma un
terzo stato che li contempli entrambi in misure diverse. È la nostra mente che
deve scegliere e, scegliendo, divide ciò che è in realtà unito o non è comunque
ancora definito in modo univoco.
Così è successo nella fisica quando si è tentato di capire se gli
atomi fossero onde o particelle. E si è scoperto che possono essere entrambe le
cose a seconda dell’operazione di osservazione. È la mente che separa ciò che è
l’una e l’altra cosa. Il tutto e il nulla sono paradossalmente due diverse
manifestazioni di un terzo stato che, di volta in volta, si presenta sotto una
forma o l’altra.
È inutile cercare di definire questo terzo stato, perché i nostri
concetti sono falsamente duali. Sono loro che dividono ciò che è unitario. Non
possiamo pensarlo, ma lo siamo.
Che cosa c’è dunque all’Origine?
Un tutto che è niente, un niente che è tutto. In certi momenti prevale
l’uno e in altri l’altro. Ma i due sono sempre compresenti.
Tutto ciò non va solo pensato, ma va esperito in ciò che noi
chiamiamo meditazione. Cerchiamo di vedere come il nostro mondo e la nostra
vita, che sembrano solo dal lato del manifesto siano in realtà intessuti dell’immanifesto,
e viceversa.
Il manifesto sembra costituito solo da attività, ansia, angoscia,
gioia, febbre, paura, coscienza, individualità, ecc., ma, se guardiamo bene, è
anche intessuto di vuoto, pace, quiete, riposo. E l’uno è necessario all’altro,
come i due movimenti del respiro: l’inspirazione e l’espirazione.
La realtà, comprensiva dell’essere e del nulla, è dinamicamente complessa.
E questa complessità va colta nella sua interezza, senza abbracciare posizioni
estreme.