Pochi si rendono conto che il pensiero
“morirò e scomparirò per sempre” esprime una forma di attaccamento che non ha
ragione di esistere in un cosmo dove tutto si trasforma e si evolve.
Non c’è niente che rimanga fisso e
uguale a se stesso: questa è la “morte che avviene momento per momento”, ovvero
il cambiamento.
In altri termini, è sempre in azione un
processo di cambiamento che comporta piccole morti continue. Rimane però sempre
una continuità della coscienza che dice “io”.
Poi arriva l’ultimo cambiamento - la
morte del corpo-mente. Qui sembra finire la continuità della coscienza. Ma,
dopo il sonno e i sogni, tutti noi ci risvegliamo ad un nuovo piano di realtà.
Non lo facciamo volontariamente, ma grazie ad un meccanismo della natura, che
vuole questa alternanza.
Naturalmente, lo yogin si addestra a
mantenere tale continuità, pur nelle diverse condizioni. E quindi è più sicuro
degli altri che ciò avverrà.
Egli sa che, dopo la morte, entrerà in
uno stato di confusione disincarnata, dalla quale uscirà consapevolmente solo
se saprà riconoscere e seguire la Grande Luce che si è allenato a riconoscere in
vita dentro di sé.
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