C’è sempre qualcosa che ci sfugge nella
vita, e non è qualcosa di marginale, ma il fondamento stesso del nostro essere.
Avete mai notato che noi non possiamo
vederci se non attraverso specchi, foto o video, cioè attraverso immagini riflesse
e quindi in qualche modo interpretato? Mai direttamente.
Nello stesso modo, “colui” che osserva
attraverso gli occhi come potrà vedere se stesso? C’è un’alienazione, una
non-coincidenza, una scissione di base. L’io non può vedere direttamente tutto
se stesso, ma vede frammenti o rappresentazioni.
Il “conosci te stesso” non è dunque
facile e forse neppure possibile. San Paolo notava che oggi noi vediamo come in
uno specchio, in modo confuso, ma un giorno vedremo “faccia a faccia”. Ma è
così?
Forse non sarà possibile un
riconoscimento, perché non si può riconoscere ciò che non abbiamo mai
conosciuto.
Non a caso, talvolta dobbiamo ricorrere
all’aiuto di uno psicologo per capire qualcosa di noi stessi che ci sfugge. D’altronde,
ciò che chiamiamo “io” sembra essere un sistema di relazioni. E come potrebbe
un sistema di relazioni esistere di per sé?
C’è un io dell’io che oggi non
cogliamo. Ci sfugge sempre. A meno che non smettiamo di inseguirlo.