Da noi, in Occidente, si è pensato a
lungo che corpo e mente fossero due entità distinte e separate. Pensiamo alla
distinzione cartesiana tra res cogitans
e res extensa; e pensiamo che ancora
oggi la nostra medicina si occupa solo del corpo o solo della mente. Per
fortuna, a poco a poco si diffonde l’idea che ogni essere è unitario e che non
c’è separazione tra la dimensione fisica e la dimensione psichica.
In Oriente, il ponte di passaggio tra
le due viene considerato il respiro. Che è sì un processo naturale e
automatico, ma che risente contemporaneamente delle condizioni del corpo e
della mente. Può quindi essere agito dalla mente.
Questo è il campo della meditazione. Attraverso
la mente possiamo influire sul respiro, il quale può influire sul corpo, e
viceversa.
Per esempio, se siamo agitati, tesi o
stressati, un metodo utile per uscirne è rilassare, rallentare, approfondire e
infine calmare il respiro. E questo intervento sul respiro influenzerà il corpo
e l’intero processo psicosomatico.
Ma, affinché il metodo funzioni,
bisogna addestrarsi un poco ogni giorno, preventivamente, in modo da riuscire a
calmarci nei momenti di bisogno.
Se
non sappiamo come meditare, proviamo a rilassarci tutti i giorni con alcuni
minuti di respirazione armonica. Aggiungiamo poi la consapevolezza di essere presenti
e vivi. E, infine, aggiungiamo la consapevolezza
degli input che riceviamo, sia dall’esterno sia dall’interno.
Entriamo
così nella via della meditazione vera e propria.
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