Stare seduti, immobili e silenziosi non
per addormentarsi e neppure per pensare o filosofare con concentrazione, ma per
disporre la mente in un modo diverso da come la teniamo di solito.
Normalmente, la mente-io è coinvolta
nella cose e nei processo: indaga, cerca, riflette, rimugina, ricorda, prevede,
eccetera eccetera, e può essere rivolta fuori o dentro.
In meditazione, invece, non è rivolta né
dentro né fuori e non ha meta se non quella di essere vigile.
Forse, da questo atteggiamento, ci
attendevamo grandi poteri. Ma, in questo caso, il primo importante potere è
riuscire a mantenersi calmi e sereni in un mondo disordinato, confuso e
ansiogeno, e riuscire a non farsi trascinare né dal panico e dall’angoscia, né
dall’esultanza.
La mente resta in una calma stabile,
nel distacco.
Raggiunge la meta delle non-meta, al di
fuori dei soliti fini utilitaristici. Una gran cosa, al di là e diversa di
tutti gli stati di conosciamo. Non agli estremi, ma proprio nel mezzo
equilibrato.
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