La vita
non ha un senso come lo intendiamo noi, non risponde ad alcuno scopo razionale.
Non risponde alla domanda “a che serve?”.
Ma,
poiché noi utilizziamo una certa razionalità, pretendiamo che anche la vita
risponda a questa logica. Così le religioni ci dicono che c’è un Padrone che ci
crea, per il piacere di farlo, per metterci alla prova e per giudicarci – il che
è palesemente un’assurdità, dato che gran parte della responsabilità sarebbe del
creatore e non nostra.
Infatti,
se si costruisce un’automobile e questa non funziona, la colpa non è dell’automobile,
ma del costruttore. E molti bambini nascono già con pesanti difetti di
costruzione.
Poi ci dicono
che la vita è un dono. Però, se il dono è già avariato, dovremmo anche
ringraziare? Inoltre, se è un dono che richiede un contraccambio (attraverso l’ubbidienza),
è un mezzo dono, un dono peloso.
Lasciamo
dunque perdere queste fantasie “razionali” e accettiamo il fatto che la vita
nasce da sé – tra mille fatiche ed errori – e fa del suo meglio per tirare
avanti.
Il suo
senso non può dunque essere quello di un dono (chi dona?), ma quello di un
evento gratuito.
Un
non-senso. Almeno per la nostra mente attuale. Il che non significa che una
mente più vasta, con una logica priva di opposti, non possa un giorno comprenderlo.
Ma, per comprendere, dobbiamo allargare i nostri
limiti.
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