Siamo abituati a pensare che la vita
abbia un senso: quello convenzionale che ci viene insegnato dalla cultura e
dalla religione (per esempio quello di un Dio che ha creati e che ci mette alla
prova per giudicare se abbiamo fatto bene o male, quello che ogni ente esiste
in sé e per sé, creato da qualcuno…).
Poi, meditando, incominciamo a capire
che questo senso è troppo limitato, praticamente un prodotto infantile, per
bambini non cresciuti. Così perdiamo fiducia nel senso razionale ed etico. E ci
sembra che tutto sia insensato e assurdo.
Ma, a questo punto, allargando la
mente, scopriamo, il senso del non-senso – una vasta prateria dove possiamo
sbrigliarci cavalcando a nostro agio. Un’altra logica… per esempio, che viviamo
mentre stiamo morendo, che quando un attimo emerge è già passato, che il
significato non è univoco ma molteplice, che i contrari sono in realtà
complementari, che ogni ente non può esistere di per sé, che le cose possono
essere e non essere nello stesso tempo, ecc.
Non abbiamo più limiti, se non quelli
creati dalla nostra ristrettezza mentale.
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