Né pessimisti né ottimisti – lasciamo
perdere. Non facciamo previsioni, non ci lanciamo con la mente oltre il
presente. Rimaniamo qui, e guardiamo.
Ecco, siamo qui, in questo momento, e
siamo consapevoli. Questo è il prodigio: essere consapevoli. Il miracolo è
avere già tutto quello che ci serve per la vita e per essere soddisfatti.
Ma non siamo felici, siamo divorati
da desideri inesauribili. Non ci basta l’esistere. Già questa mancanza ci fa
sentire male, a disagio. È tensione, è stress.
Ci stressiamo e ci sforziamo perché
vorremmo di più e altro, e perché vorremmo anche un’altra vita.
Per esistere, vorremmo un quadro ci
certezze e di assicurazioni, un bello schema razionale. Vorremmo che qualcuno
ci chiarisse che ci facciamo qui, che scopo abbiamo, dove finiamo. E, invece,
niente è chiaro. Non sappiamo né da dove veniamo né dove e come finiamo. Regna
l’incertezza.
Scopriamo che, nonostante tutto il
nostro sapere, non siamo tanto diversi dai fiorellini di campo che si aprono
all’esistenza, vivono qualche giorno e poi spariscono.
E, dunque, il problema è questa consapevolezza.
Il nostro più grande desiderio, il
nostro più grande obiettivo, la nostra più grande consolazione sarebbe quella
di conservare la consapevolezza anche dopo la morte.
Ma chi ci dice che sarebbe un
vantaggio? In fondo la consapevolezza è basata sulla divisione - su tutte le
divisioni, compresa quella tra la vita e la morte.
Niente consapevolezza, niente più inizio
né fine.
Amo questo blog che seguo da anni, e sempre trovo le risposte del momento che sto' vivendo sembra tutto sincronizzato. Ma poi avendo sempre nello zainetto l'arte della serenita' dove apro tutti i giorni una pagina a caso, mi succede lo stesso, mi sento di dire grazie semplicemente Signor Lamparelli..
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