Chi è che non s’arrabbia? Tutti
veniamo colti da un moto di irritazione quando qualcosa e o qualcuno ci sfida,
ci offende, ci indigna, ci fa o dice qualcosa di male o ci infastidisce. E
questo non una sola volta in una giornata, ma più volte. E non solo contro chi troviamo
antipatico, ma anche contro chi amiamo.
Si tratta si una reazione istintiva e
naturale che ha un enorme potere, negativo e positivo. Negativo perché ci fa
star male e positivo perché fa affluire energie
che possono essere utili ad affrontare il problema.
L’energia è qualcosa di positivo,
dato che senza energia non si fa niente, neppure le cose buone. Ma quella
diretta male – contro gli altri e/o contro noi stessi – provoca sofferenze e
danni.
Uno dei meriti della meditazione è
insegnare a gestire la rabbia, in modo da utilizzare la sua energie senza produrre
effetti spiacevoli.
La difesa fondamentale è prenderne coscienza: “Io sono arrabbiato; in me fluiscono pensieri
e sensazioni negative. Questa persona, questa situazione, mi irrita, ecc.”
Il secondo passo è capire che quel
fuoco brucia innanzitutto noi stessi, e ci fa star male fisicamente e
psicologicamente. È come gettare dei carboni ardenti contro qualcuno - prima di
tutto, ci bruceremo le mani. Ciò dev’essere chiaro immediatamente, proprio
perché ci siamo già preparati.
Se in quel momento, ispireremo ed
espireremo profondamente e con calma, perché così siamo abituati a fare,
creeremo un’interruzione nella dinamica della rabbia, che incomincerà a
sbollire.
Il nostro scopo non è né quello di
reprimere la rabbia né quello ci lasciarla divampare, ma una via di mezzo.
Questo non significa che non dobbiamo
reagire, significa che dobbiamo agire con la massima precisione ed efficacia.
Il modello è quello del samurai che, quando viene attaccato e deve difendersi,
sa farlo senza perdere la calma. L’esempio negativo, invece, è quello dell’energumeno
che scende dalla macchina schiumante di rabbia brandendo il cacciavite e privo
del lume della ragione; farà certamente del male a qualcuno e a se stesso.
Qui non si tratta di predicare l’amore
(utopistico), l’arrendevolezza e la sottomissione, ma di agire in modo consapevole.
Ecco perché, prima di muoversi, è necessario sviluppare un attimo di respiro
consapevole.
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