La morte come un assentarsi, come uno svanire in una
nebbia o in lontananza. Non si vede più il trapassato perché non si riesce a
seguirlo con lo sguardo – con il nostro sguardo condizionato - là dove esso si
allontana. E, anziché affinare questo sguardo, si cerca di conservare memoria di
ciò che non è più, del passato: monumenti funebri, tombe, fotografie, reliquie,
ricordi, film, registrazioni, ecc. Il culto dei morti è proprio il culto della
morte, del finito, del passato. Ma il morto ha abbandonato quel passato per
andare verso il suo futuro. Siamo noi che restiamo ancorati al vecchio.
L’unico
culto dei morti sarebbe adottare uno sguardo nuovo e cercare di dissipare le
vecchie immagini con cui li ricordiamo.
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