Come dicevo nella risposta
ad un commento, il tema di questo blog è la ricerca di che cosa sia lo “specifico
religioso”, ossia di che cosa sia la vera religione. È adorare, riverire ed
obbedire l’Autorità cosmica (non c’è piaggeria, servilismo, un certo opportunismo
già in questo atteggiamento psicologico, come quello di chi si trova di fronte
ad un potente?) o sviluppare una propria consapevolezza ed autonomia, il
proprio spirito?
Non nego che ci siano leggi
da rispettare. Ma questo non significa che il Potente abbia fatto sempre le
cose bene e che si debbano esaltare tutte le sue opere. Senza contare che lo
stesso Potente, se è un po’ lungimirante, dovrebbe aver previsto che qualcuno
lo aiuti o, un bel giorno, lo sostituisca.
Si tratta anche di
psicologia individuale: c’è chi è più portato ad essere servile con il Capo; e
di solito è quello che vorrebbe essere egli stesso autoritario.
Si prenda il caso di san
Paolo, che dopo essersi inginocchiato davanti al Potere ultraterreno, finisce
per consigliare ai suoi di venerare ogni autorità sulla Terra… nella
presunzione che derivi sempre dall’Autorità divina.
Ma se perfino l’Autorità
divina va criticata, quando se lo merita (e di cose fatte male ce ne sono), a
maggior ragione va criticata quella terrena. Non è vero che qualunque autorità
venga da Dio: molte vengono da protervia, sopraffazione e violenza.
Qui il problema
dell’assolutismo religioso si sposa con quello della democrazia e
dell’autonomia degli individui, e diventa un problema politico.
Tutto si lega e si collega.
Ecco perché la credenza condivisa in una certa religione, o se si preferisce in
una certa immagine di Dio, influisce sulla società in cui si vive.
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