Noi siamo convinti che il
mondo sia fatto in una certa maniera e funzioni secondo determinate leggi; ma
in realtà siamo noi che proiettiamo quelle maniere e quelle leggi.
Se per esempio dico: “Io
guardo Maria”, estrapolo un’azione da un fascio di azioni contemporanee
interdipendenti. Ne scelgo una di cui “io” sono protagonista pretendendo di
esserne il centro.
In effetti, “io” non sono il
centro di questo insieme complesso di azioni; è solo la struttura
sintattico-grammaticale della frase che me lo fa credere. Ci è stato infatti
insegnato che ci devono essere un soggetto, un verbo e un complemento oggetto.
Però, mentre “io” guardo Maria, avvengono mille altri processi; per esempio,
anche Maria guarda me.
Diciamo che c’è un guardare
tra due persone a cui poi “io” do un certo ordine. Ma una lingua e un pensiero
che volessero comprendere tutto, dovrebbero dire che c’è un insieme di azioni
che avvengono tra due persone, e non solo tra due persone, ma anche tra quelle
persone ed altre persone o altre cose.
Nessuno però ne è il centro.
Non siamo noi a dominare il mondo. Noi siamo parte di un mondo di processi e di
relazioni.
Ma nessuno è il centro. Il
centro non c’è. È il singolo individuo che crede di esserlo.
Nell’antichità si diceva: “Dio è una sfera infinita, il cui centro è ovunque e la
circonferenza in nessun luogo”. Ma così è per ogni cosa.
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