Imparare ad amare gli altri,
a stare con gli altri, non dovrebbe essere la scienza più importante?
Certo, ma per riuscirci,
dobbiamo prima imparare a stare con noi stessi. Quando sapremo stare con noi
stessi - alla distanza giusta, senza sopravvalutarci e senza sottovalutarci -,
sapremo stare anche con noi stessi.
Se però faremo dipendere la
nostra felicità dagli altri, da qualcun altro, saremo come sugheri sballottati
dalle onde. Quel tipo di felicità ci potrà essere tolto in ogni momento. Se
invece impareremo a stare con noi stessi, coltivando uno stato interiore di
serenità e di armonia, gli avvenimenti esterni potranno fare ben poco per
distruggercelo.
Imparare a stare felicemente
da soli, imparare ad avere un rapporto equilibrato con se stessi, è la cosa più
importante. E, solo in questo caso, potremo star bene con gli altri e saremo
capaci di vero amore.
E' vero, è la cosa più importante. Ma anche più difficile. Perchè in tutte le cose, e anche in questa, gioca un suo ruolo l'abitudine. E l'abitudine (mi pare lo dicesse Aristotele) diventa una seconda natura. Se uno è abituato a bere, molto difficile sarà farlo smettere; se uno è abituato ad avere un rapporto contraddittorio e conflittuale con se stesso, sarà ancora più difficile farlo approdare sul piano della serenità e dell'armonia, soprattutto non appena un fattore esterno ( e ce ne sono infiniti) della vita quotidiana provoca possibili tensioni, se non tutto va come dovrebbe andare. E questo appunto succede quasi ogni giorno. Non a caso Eraclito ha detto che il carattere dell'uomo è il suo destino. Tuttavia credo che l'uomo ha dalla sua il tempo: se non si distrugge prima, esso può essere il suo migliore alleato in questa presa di coscienza.
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