venerdì 16 settembre 2016

La tirannia del tempo

Il tempo scandisce ogni momento della nostra vita, ma resta inafferrabile.
Quando pensiamo al passato, non solo ci riduciamo a ricordare qualcosa che non esiste più, ma ciò che ricordiamo è ben diverso da ciò che è stato.
Lo stesso succede quando pensiamo al futuro: sappiamo benissimo che ciò che accadrà sarà ben diverso da ciò che abbiamo immaginato.
Dunque, non esiste che il presente. Ma anche qui c’è un problema: l’attimo presente, quando viene colto, in realtà è già passato. Il presente è un teorico spartiacque tra l’attimo passato e l’attimo futuro.
Ci è impossibile cogliere l’attimo presente perché la coscienza arriva sempre in ritardo e perché lo interpreta e lo trasforma. E così giungiamo al paradosso di qualcosa che segna ogni nostro momento, ma che sfugge sempre.
Quando però ci rendiamo conto di questo problema, non cerchiamo più di inseguire l’attimo fuggente, così come un cane insegue la propria cosa, ma ci rilassiamo e ci fermiamo. In meditazione, noi non corriamo dietro l’attimo, ma facciamo in modo di scorrere insieme ad esso.

Il tempo è collegato alla mente, e viceversa. E se volete eliminare o fermare l’uno dovete eliminare o fermare anche l’altra.

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