Vito Mancuso, da buon credente,
sostiene, scrivendo a Corrado Augias che la vita viene dal bene e va verso il
bene. Come dire che c’è un Dio del bene che dirige e finalizza il tutto.
Augias risponde su Repubblica che la
vita va avanti senza curarsi dei nostri concetti culturali di bene e di male e
che, se ci fosse un disegno divino, a questo punto sarebbe ampiamente
fallimentare.
Sembra un dibattito tra ottimisti e
pessimisti. Ma ci sono i dati di fatto da esaminare.
In effetti, la vita sembra fine a se
stessa e viene fuori da una violenza senza pari, tanto che si basa sul
principio che ognuno deve mangiare e combattere, per sopravvivere, altri esseri
viventi. Dove sarebbe il principio del bene?
Forse nel fatto che un giorno nascerà
un essere che farà solo il bene? Purtroppo non se ne vede traccia.
Tutti fanno un po’ di bene e un po’
di male, sempre mescolati insieme.
È vero che ci sono evoluzioni e
progressi, ma subito compensati da involuzioni e regressi. Pare dunque che la
somma sia sempre pari a zero.
Per esempio, abbiamo un grande
progresso tecnologico e scientifico, ma subito compensato dalla distruzione
ambientale. Non c’è niente di positivo che non sia seguito da qualcosa di
negativo, e viceversa.
Non c’è una linea retta che sale
sempre, ma qualcosa di circolare. Proprio come era l’antica idea di Tao.
Non è neppure volontà di potenza
(come sosteneva Nietzsche). È soltanto volontà di vita, costi quel che costi, sia
quel che sia.
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