È inutile pensare a Dio come a una
persona, perché una persona del genere non si presenterà mai dicendo:
“Buongiorno, io sono il tuo Dio!”Anche nella Bibbia, Dio non si presenta mai
direttamente, ma come una luce, una voce, un arcobaleno, una nuvola, un roseto…
In effetti, Dio non può essere visto da occhi umani, non è conoscibile né da
vivi né da morti, perché nessun senso umano potrebbe percepirlo. Se fosse
percepibile, sarebbe qualcosa di umano, qualcosa di terreno, un oggetto o un
soggetto tra i tanti.
Ma altre cose possono essere esperite
qui e subito: la nostra forza vitale, che dovrebbe essere un riflesso o un
parte stessa dell’energia divina.
Come percepirla?
Prendiamo il nostro respiro, che
anche etimologicamente è legato al concetto di spirito e all’idea di qualcosa
che “spira” come un vento.
Il respiro nasce con la nostra vita,
vive ogni istante con noi, partecipa alle emozioni e ai pensieri e finisce con
noi. Nient’altro esprime meglio la forza vitale che anima ogni cosa. È personale e nello stesso tempo
universale.
Insomma, non possiamo conoscere Dio,
ma possiamo conoscere il nostro stesso respiro – che, con i suoi ritmi
(dentro-fuori, lungo-corto, lieve-pesante, superficiale-profondo, ecc.) è in
armonia con i ritmi cosmici, è l’espressione della forza creatrice.
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