La nostra condizione dipende da come
pensiamo, da come siamo consapevoli, da come è lo stato della nostra mente.
Anche quando pensiamo Dio, è la nostra mente che lo fa essere; senza quella
mente, Dio non esisterebbe.
Purtroppo noi siamo abituati a
credere che ciò che è creato dalla nostra mente sia reale.
I nostri stati mentali ci permettono
di vedere non solo le cose, ma anche i loro colori. Lo stesso oggetto, visto
con una mente piena di rabbia, di odio, di amore o di pace, ci dà esperienze
diverse.
Dunque, per capire qualcosa della
nostra esperienza, dobbiamo conoscere lo stato della nostra mente. In ogni
momento della giornata, chiediamoci quale sia lo stato della mente: è
arrabbiata, distaccata, serena desiderosa, angosciata, distesa..? Da essa dipenderà
il mondo variegato dell’esperienza.
Rendiamoci conto continuamente della
condizione mentale. Qual è lo stato predominante in un dato momento?
Ma non basta. Dobbiamo anche uscire
dal dualismo mentale, dagli schemi e dalle categorie per afferrare lo stato
fondamentale della mente.
Dobbiamo riuscire a vedere il sole al
di là delle nuvole (i vari stati mentali) che lo oscurano.
Il riconoscimento della sveglia
presenza non concettuale può durare un istante - ed è bene che sia così, se non
vogliamo che sia macchiato subito dai concetti e dalle loro interpretazioni.
L’importante è ripetere il
riconoscimento fondamentale della essenza della mente il più spesso possibile,
in modo da prolungarlo a poco a poco e renderlo sempre più stabile.
Questi sono bagliori di
illuminazione, istanti di liberazione.
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