Non siamo
soggetti che contemplano ciò che accade, ma siamo quel “ciò che accade”, il
quale ha una certa autoconsapevolezza.
Non siamo
un io separato cui accade un’esperienza, ma l’esperienza stessa che è
autoconsapevole. È questa autoconsapevolezza che crea l’apparenza della
separazione, che divide in due l’esperienza stessa, creando il soggetto e l'oggetto.
Non è
facile capire questa osservazione. Ma proviamo a spostare il focus dell’attenzione
dall’io al più ampio processo che sta avvenendo. Sentiamoci parte del tutto.
Universalizziamoci.
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