La finestra è stata
inventata per guardare fuori da un ambiente chiuso ed è il luogo privilegiato
della contemplazione domestica. Ma, a ben vedere, i nostri occhi sono come
finestre attraverso cui guardiamo fuori dal nostro corpo. Gli occhi e anche gli
altri organi di senso.
In fondo, il nostro essere è
una finestra aperta nell’universo, una finestra attraverso cui noi guardiamo
l’universo e l’universo guarda noi. Perché, come indica il termine stesso uni-verso (“l’universo si volta verso se
stesso”), senza questo atto di auto-contemplazione, niente esisterebbe.
L’universo si auto-crea
osservandosi, guardandosi, contemplandosi, ovvero essendo consapevole di sé.
Scopo dell’uomo è sviluppare
questa consapevolezza in un quadro di calma e di chiarezza, dando così il suo
contributo all’evoluzione del mondo.
Questo sviluppo della
consapevolezza è la meditazione.
La differenza tra
meditazione e contemplazione è che la prima è più concentrata sulle esperienze
interiori, mentre la seconda è più rivolta al mondo esterno (benché questa
differenziazione tra interno ed esterno sia sempre relativa).
Contemplare è guardare con
interesse, meraviglia e stupore, dove il rapimento nasce dall’impossibilità di
inquadrare le cose viste nelle categorie abituali. È qualcosa che eccede il
senso comune, basato su dualismo e causalità. Qual è il senso di un tramonto
spettacolare, del cielo stellato sopra di noi, di un’opera d’arte, del mare, di
una montagna o della persona di cui ci siamo innamorati? Contempliamo incantati
ed estatici, al di là di ogni
possibile razionalizzazione.
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