mercoledì 1 aprile 2020

Tenere le distanze


“Chi l’avrebbe detto che la cura degli altri sarebbe consistita nel tenerli lontani?” si domandava Massimo Bucchi sul ‘Venerdì’ di Repubblica. In effetti, abbiamo esagerato nell’assembrarci, nello stare vicini, nel calpestarci i piedi. Le nostre città, viste dall’alto, sembrano grandi e spaventosi formicai.
Ora la nuova parola d’ordine è “tenere le distanze”, isolarsi, considerare con sospetto anche un parente o un amico – il contagio può venire da chiunque.
È chiaro che ci siamo scordati di alcune buone norme, la prima delle quali è evitare la sovrappopolazione, la folla, la calca. Starsi addosso l’uno sull’altro è sbagliato sia per motivi igienici sia per motivi psicologici. Dobbiamo lasciare spazi vuoti non solo per respirare ma anche per non soffocarci in senso spirituale. Dall’assembramento, dalla massa, non viene mai niente di buono. Ognuno deve avere il proprio spazio, altrimenti, come in una prigione troppo affollata, vedrà l’altro come un nemico.
Anche se gli uomini hanno una provenienza e un destino comune, non sono né api né formiche. Sono individui che cercano il loro spazio. E comprimerli è un errore.
Lo spazio è come il tempo, ed entrambi sono costitutivi della coscienza. Non c’è coscienza nella massa, non c’è intelligenza.
Createvi il vostro spazio per vedere più chiaramente. Le società di massa creano solo confusione e, come si vede, malattie contagiose. La mente deve essere libera e spaziosa per capire.

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