Noi tutti sappiamo di esistere e di dover morire – ecco due cose
certe. E sappiamo, benché in modo confuso, chi
siamo. Abbiamo cioè la convinzione di avere un certo corpo e una certa
personalità.
Ma che cos’è quest’ultima convinzione se non un’idea? Non è
sicuramente qualcosa di solido e di permanente. È un’idea che abbiamo di noi
stessi, magari parziale, magari sbagliata. È un’interpretazione.
La verità è che noi stessi siamo per noi stessi un’immagine, una
rappresentazione. A volte ci sembra di essere una certa cosa e altre volte ci
sembra di essere qualcos’altro. Ma non possiamo dire quale sia l’immagine vera.
Miliardi di immagini, miliardi di forme, miliardi di persone,
miliardi di io, miliardi di rappresentazioni, miliardi di maschere… sul vasto
palcoscenico della vita.
Ma chi è che assume queste forme, chi è il soggetto ultimo?
Non può essere un semplice soggetto, uno fra i tanti che possono
essere pensati e oggettivati. E non può essere esistente come esiste adesso una
persona. È qualcosa al di fuori dello spazio-tempo, al di fuori di questo
terribile mondo condizionato e violento, al di là d’ogni immagine o
rappresentazione.
La domanda da porsi è allora questa: chi è ciò che indossa le maschere della vita, della persona che nasce e
che muore? A questo ciò dobbiamo
aderire, non alle sue rappresentazioni teatrali.
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