venerdì 3 aprile 2020

L'identità che permane


Tutti abbiamo un’identità personale, un’individualità – e sono tutte diverse. Ma quanto durano?
Per il tempo che siamo in questo mondo, ci identifichiamo con un corpo, con una mente e con una coscienza. Però sappiamo che tutto questo non durerà a lungo. E non mi riferisco solo alla morte. In realtà, ogni giorno, quando ci addormentiamo, la nostra identità sparisce. Anche l’uomo più potente si dimentica chi era da sveglio. Ma questo oblio è molto importante: è ciò che gli permette di riposarsi.
Finché infatti siamo svegli e consapevoli della nostra identità, non smettiamo un attimo di avere bisogni e desideri; e quindi siamo tesi e insoddisfatti. Tutto ciò che è legato al tempo e all’individualità è legato anche all’infelicità. Chi si sente separato dalle cose, ha bisogno di tutto. Anche se è ricco, è un indigente.
Che cosa può essere dunque un’identità permanente? Non certo qualcosa di legato allo spazio-tempo, al corpo, alla mente, alla coscienza e al senso di essere degli individui. Il senso dell’ “io sono” dura tutta la vita, ma poi scompare. Ed è inutile cercare di immaginarci che cosa c’è dopo – sarebbero idee, fantasie, concetti.
La verità sta ben oltre. Oltre l’individualità, oltre l’ego separato. Oltre i desideri. E il primo desiderio è quello di essere.
Se ci concentriamo su questo primario senso di essere, esso stesso cadrà. E saremo in ciò che è permanente.

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