Si può stare tutto il giorno con
qualcuno e non vederlo mai veramente.
Già, questo succede perfino con noi
stessi – con cui stiamo sempre insieme.
Ma il punto è che non siamo presenti,
non siamo attenti, ci accontentiamo di guardare l’esterno. E, se non conosciamo
noi stessi, figuriamoci gli altri.
C’è però qualcosa di strutturale in
questa incapacità di vedere e conoscere noi stessi e gli altri. È davvero impossibile.
L’uomo è l’essere che non può conoscere tutto
se stesso.
In realtà, noi non siamo noi stessi. E,
allora, che cosa siamo?
Siamo simulacri, apparenze, sogni o
incubi. Siamo interrelazioni. Ci manca l’in
sé. Come tutto in questo mondo illusorio.
È inutile quindi cercare una
impossibile realtà. Siamo come i personaggi pirandelliani in cerca di autore,
in cerca di se stessi. Esistono, ma non sanno chi sia il loro autore. Esistono,
ma non sanno chi sono.
Per lo più si dice che il nostro autore
sia qualcosa che chiamiamo “Dio”. Ma Dio nessuna sa che cosa sia. E quindi
torniamo alla mancanza di partenza.
Dobbiamo rassegnarci a fare e a vivere,
senza oggettività, senza realtà. Costruiamo sul vuoto. D’altronde il mondo
stesso è fondato su nulla, cambia di continuo ed è destinato alla disgregazione,
come noi, come tutto.
Ci sarà mai qualcuno capace di un
aggancio a qualcosa di reale?
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