mercoledì 24 gennaio 2018

La fonte sacra

Crediamo tutti, dalla psicoanalisi, che lo scopo della guarigione o del benessere sia quello di portare alla luce i conflitti irrisolti, i disagi sociali e le pulsioni di ogni tipo che ci agitano e si muovono nell’inconscio. Questo sembra essere il percorso della conoscenza - dall’oscurità alla luce.
Ma anche se la conoscenza di ciò che si agita nell’inconscio è sempre utile, non è detto che ci dia la pace psicologica e una nuova energia. Talvolta è più utile una totale immersione in questo luogo buio ma vitale. È come immergersi in un bagno rivitalizzante.
Questa è anche la differenza tra meditazione e psicoanalisi.
Se al centro del nostro essere c’è questa profonda zona oscura, ci sarà bene un motivo. È un po’ come un utero psichico, un rifugio, una tana, una fonte nascosta.
Anziché cercare di capire, di decifrare, di interpretare e di portare alla luce ciò che è nascosto, immergiamoci di tanto in tanto in esso. Possiamo farlo in ogni momento della giornata, poco prima di addormentarci o come semplice seduta di meditazione.
Il nostro scopo non è di comprendere, ma di riunire conscio e inconscio, risanando ogni frattura.
Immergerci in questo luogo buio e nascosto ci fa bene, perché per un po’ annulla il modo della ragionevolezza, della logica e della coscienza. Chiudiamo gli occhi, raccogliamoci, smettiamo di razionalizzare e rientriamo nella fonte sacra.

Ne usciremo con nuove energie, con nuove visioni, con nuove intuizioni. Siamo stati a contatto con il fondo buio di noi stessi, da cui tutto ha avuto origine.

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