Crediamo tutti,
dalla psicoanalisi, che lo scopo della guarigione o del benessere sia quello di
portare alla luce i conflitti irrisolti, i disagi sociali e le pulsioni di ogni
tipo che ci agitano e si muovono nell’inconscio. Questo sembra essere il percorso
della conoscenza - dall’oscurità alla luce.
Ma anche se la
conoscenza di ciò che si agita nell’inconscio è sempre utile, non è detto che
ci dia la pace psicologica e una nuova energia. Talvolta è più utile una totale
immersione in questo luogo buio ma vitale. È come immergersi in un bagno
rivitalizzante.
Questa è anche
la differenza tra meditazione e psicoanalisi.
Se al centro
del nostro essere c’è questa profonda zona oscura, ci sarà bene un motivo. È un
po’ come un utero psichico, un rifugio, una tana, una fonte nascosta.
Anziché cercare
di capire, di decifrare, di interpretare e di portare alla luce ciò che è
nascosto, immergiamoci di tanto in tanto in esso. Possiamo farlo in ogni
momento della giornata, poco prima di addormentarci o come semplice seduta di
meditazione.
Il nostro scopo
non è di comprendere, ma di riunire conscio e inconscio, risanando ogni
frattura.
Immergerci in
questo luogo buio e nascosto ci fa bene, perché per un po’ annulla il modo
della ragionevolezza, della logica e della coscienza. Chiudiamo gli occhi,
raccogliamoci, smettiamo di razionalizzare e rientriamo nella fonte sacra.
Ne usciremo con
nuove energie, con nuove visioni, con nuove intuizioni. Siamo stati a contatto
con il fondo buio di noi stessi, da cui tutto ha avuto origine.
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