La meditazione non è comunque la
ricerca di stati d’animo positivi. Non conosco nessuno che sia sempre lieto, se
non appunto un deficiente. E anche gli illuminati e i santi avevano comunque le
loro incazzature.
No,usciamo dalle favole. La meditazione
è osservazione il più possibile distaccata degli stati d’animo negativi e positivi. È non-coinvolgimento.
Se infatti cercassi solo stati d’animo
positivi, rimanendone attaccato, quando li perdessi, mi sentirei frustrato,
depresso, deluso. Ricadrei nel ciclo (samsara) piacere-dolore,
positivo-negativo, speranza-delusione.
Uscire da questo ciclo significa
prendere atto di tutto ciò che proviamo, senza farcene troppo influenzare.
Consideriamo di essere al cinema e di vedere ciò che ci succede come se
succedesse ad un personaggio di fantasia. Capita a questo personaggio. Ma noi siamo altro, siamo colui che ne è
testimone.
Gentile Lamparelli,
RispondiEliminail suo illuminante post mi ha fatto ripensare a quanto scrive De Mello nel libro "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo":... "Prima dell'illuminazione, ero depresso; dopo l'illuminazione, continuo a essere depresso." Ma c'è una differenza: non mi identifico più con la depressione. Sapete quanto è grande la differenza?
Uscite da voi stessi e guardate quella depressione, e non vi identificate con essa. Non fate nulla per mandarla via: siete disposti ad andare avanti con la vostra vita, mentre penetra attraverso di voi e scompare. Se non sapete cosa significa ciò, avete davvero qualcosa da desiderare...
La meditazione è prima di tutto un processo di disidentificazione. Disidentifichiamoci dai nostri sentimenti, dalle nostre emozioni, dai nostri pensieri e dal nostro stesso io. C'è un altro piano su cui vivere.
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