Diceva Enzo
Bianchi, priore di Bose: “È il Padre Nostro che giudica l’autenticità di ogni
nostra preghiera personale”,
No, molto
meglio una preghiera senza Padri né Madri eterne. Molto meglio una preghiera
personale, fatta con parole proprie, di una preghiera preconfezionata e standardizzata
che ha perso nei secoli il suo significato.
È molto meglio
una preghiera fatta in totale silenzio, senza parole e senza pensieri – una nuda
aspirazione.
Ma questa non è
più una preghiera. È contemplazione, è meditazione. E non è più rivolta ad un
Dio della mente, ma all’Energia e alla Forza dell’Universo.
E non chiede
più niente, non si aspetta risposte umane, perché è al di là dell’umano. Cerca
di sintonizzarsi con l’Universale, con il Divino, senza pretendere di sapere
che cosa sia in termini razionali.
È come se
qualcuno su questo piccolo pianeta Terra lanciasse un messaggio nell’immenso
spazio, sperando che qualcuno o qualcosa lo raccolga.
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