Quando troviamo
la felicità in qualcosa o in qualcuno, si pone subito il problema: in ogni
momento quella felicità - non essendo sotto il nostro controllo, essendo per
così dire di origine esogena - ci può essere portata via. In sostanza non ci possiamo
fare affidamento.
L’unica
felicità su cui si possa fare affidamento è quella che proviene da qualcosa di
interiore, da uno stato d’animo che sia possibile ritrovare in ogni momento:
questo non ci può essere portato via, se non da uno stato d’animo opposto.
Dunque, è della
massima importanza trovare e stabilizzare questo stato d’animo interiore – compito
della meditazione. Ma nessun stato d’animo è stabile, perché c’è comunque un’influenza
dell’esterno. Allora, più che di felicità sarebbe il caso di parlare di uno
stato d’animo di quieto equilibrio, da recuperare quando veniamo attaccati
dalle tempeste della vita.
Perché niente
può essere stabile in questo mondo, niente è fermo. Tutto si muove, tutto
cambia. Forse, l’unico che non può cambiare è il Testimone di tutto questo
andirivieni e cambiamento, degli alti e dei bassi. È la consapevolezza che
osserva i movimenti.
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