Quando ci troviamo in certe condizioni
di spirito particolarmente favorevoli – calma, lucidità, chiarezza, benessere
psicofisico, entusiasmo, ecc, - diciamo che siamo in contatto con Dio o con il
divino. Ma noi non sappiamo che cosa sia Dio.
Ci limitiamo ad attribuire certi stati
d’animo o certi momenti di beatitudine a Qualcosa di superiore. Tutto qui.
Quando poi siamo tristi, depressi,
stanchi o sfiduciati, non parliamo più di nessun Dio, “perdiamo Dio,” o, se
siamo religiosi, attribuiamo questi stati d’animo a Satana, al Maligno, al
Diavolo.
Lo stesso facciamo con i fatti e le
azioni: questa viene da Dio, questa viene dal Diavolo…
Proiezione la prima
figura, proiezione la seconda. In
mezzo ci sono le nostre esperienze e le nostre interpretazioni su cui abbiamo
poco controllo.
La saggezza dovrebbe andare oltre
questi giochi puerili che dividono in due parti contrapposte la realtà, e non
esaltarci quando le cose ci vanno bene né abbatterci quando ci vanno male.
Guardare tutto con equanimità e
distacco.
Guardare la dialettica degli stati d’animo
come si guarda l’alternarsi delle stagioni. Questo avviene, questo sento… Ma io
son altro e altrove.
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