Dopo
la consapevolezza del respiro, come fonte di vita, bisogna spostare l’attenzione
al fatto di essere lì in quel momento, lucidi e calmi. Questa è la fase della “presenza
mentale”: io sono qui e ora, io sono consapevole di essere, io sono quello
stesso essere.
A
poco a poco, procedendo nella meditazione, essere consapevoli non significa più
essere coscienti degli oggetti o di se stessi, ma essere coscienti della
coscienza originaria (rigpa, in
tibetano), ossia della propria natura fondamentale, ciò che esiste prima che
entri in azione la mente che divide e contrappone.
Questa è già una meditazione di trascendenza.
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