mercoledì 31 gennaio 2018

La mente spaziosa

Avere una mente spaziosa significa, innanzitutto mantenere una certa distanza fra noi che osserviamo e la mente che viene osservata. Questo è il principio della meditazione. In secondo luogo sarebbe necessario identificarsi più con il soggetto o il Testimone che osserva che con ciò che viene osservato.
Questa presa di distanza è all’origine del distacco e della sensazione di spaziosità o di libertà. È anche all’origine della saggezza, che consiste proprio nel contemplare le cose, esteriori e interiori, come se accadessero a un altro.
Non dobbiamo mai farci chiudere in uno spazio soffocante, in una prigione di tristezza e di depressione, dove niente ci può confortare, dove siamo inevitabilmente malati. Se manteniamo una certa distanza dagli avvenimenti e da noi stessi che li viviamo, conserviamo anche uno spazio vitale, cui possiamo attingere nei momenti di crisi.
Create questo rifugio dentro di voi. È il principio della meditazione, della saggezza e della salvezza.


martedì 30 gennaio 2018

La preghiera contemplativa

Diceva Enzo Bianchi, priore di Bose: “È il Padre Nostro che giudica l’autenticità di ogni nostra preghiera personale”,
No, molto meglio una preghiera senza Padri né Madri eterne. Molto meglio una preghiera personale, fatta con parole proprie, di una preghiera preconfezionata e standardizzata che ha perso nei secoli il suo significato.
È molto meglio una preghiera fatta in totale silenzio, senza parole e senza pensieri – una nuda aspirazione.
Ma questa non è più una preghiera. È contemplazione, è meditazione. E non è più rivolta ad un Dio della mente, ma all’Energia e alla Forza dell’Universo.
E non chiede più niente, non si aspetta risposte umane, perché è al di là dell’umano. Cerca di sintonizzarsi con l’Universale, con il Divino, senza pretendere di sapere che cosa sia in termini razionali.

È come se qualcuno su questo piccolo pianeta Terra lanciasse un messaggio nell’immenso spazio, sperando che qualcuno o qualcosa lo raccolga.

lunedì 29 gennaio 2018

Come osservare il mondo (e noi stessi)

Quando troviamo la felicità in qualcosa o in qualcuno, si pone subito il problema: in ogni momento quella felicità - non essendo sotto il nostro controllo, essendo per così dire di origine esogena - ci può essere portata via. In sostanza non ci possiamo fare affidamento.
L’unica felicità su cui si possa fare affidamento è quella che proviene da qualcosa di interiore, da uno stato d’animo che sia possibile ritrovare in ogni momento: questo non ci può essere portato via, se non da uno stato d’animo opposto.
Dunque, è della massima importanza trovare e stabilizzare questo stato d’animo interiore – compito della meditazione. Ma nessun stato d’animo è stabile, perché c’è comunque un’influenza dell’esterno. Allora, più che di felicità sarebbe il caso di parlare di uno stato d’animo di quieto equilibrio, da recuperare quando veniamo attaccati dalle tempeste della vita.

Perché niente può essere stabile in questo mondo, niente è fermo. Tutto si muove, tutto cambia. Forse, l’unico che non può cambiare è il Testimone di tutto questo andirivieni e cambiamento, degli alti e dei bassi. È la consapevolezza che osserva i movimenti.

domenica 28 gennaio 2018

"Me l'ha detto Dio!"

“Me l’ha detto Dio!” pare che il folle che ha spinto una donna nel metro di Roma abbia giustificato il suo gesto dicendo: “Me l’ha detto Dio!”
E, se l’ha detto Dio, si può disobbedire?
Gott mit uns!” dicevano i nazisti tedeschi. “Dio è con noi!”
E i terroristi islamici uccidono gridando che "Dio è grande", convinti che sia Allah a volere ciò che fanno.
E, se Dio è con noi, possiamo fare tutto ciò che vogliamo.

La grande colpa è di chi si inventato questa idea di un Dio che sta dalla parte di qualche popolo. Il Dio che sosterrebbe un popolo o un individuo a scapito degli altri.

Le vittime dell'odio

Per l’odio succede un po’ come per la rabbia. Che all’inizio sembra diretto verso l’esterno, verso qualcosa o qualcuno. Ma, alla fine, si rivolge contro chi la prova, devastandone lo spirito e il corpo.
Si suscita un sentimento che rimane dentro e agisce contro chi lo ha prodotto. È come l’apprendista stregone che diventa la vittima delle forze che ha attivato.
Le vittime dell’odio sono gli odiatori.

C’è un unico modo per disattivare questi sentimenti velenosi: guardare il mondo come un grande spettacolo, potente, ma inconsistente, un teatro di pagliacci, dove tutti si esibiscono per un po’ svanendo subito dopo. E chiedersi sempre: vale la pena sporcare il nostro spirito con simili sentimenti?

La colpa degli ebrei

In realtà la grande colpa degli ebrei è un’altra: essersi inventati quel Dio vanaglorioso, fanfarone, invidioso, geloso, paternalistico, padronale, maschilista, bipolare e ingiusto che poi è stato ripreso da cristiani e musulmani. Sono loro i veri creatori di una certa immagine di Dio, che è arrivata fino ai nostri tempi. La caricatura di un Dio che ama e odia come un qualunque essere umano.
La loro religione è la religione della razza, di una razza, perché quel Dio avrebbe scelto proprio un popolo, quel popolo, per rivelarsi.
E chi di razzismo colpisce, di razzismo perisce. Anche per le idee c’è una specie di nemesi storica. Chi inventa idee che fanno tanto male, finisce per essere vittima di quel male.

Questo non giustifica le persecuzioni; le spiega.

sabato 27 gennaio 2018

Le rievocazioni dell'Olocausto

A cosa servono tutte queste rievocazioni dell’Olocausto se non si dice da dove nacquero le persecuzioni antiebraiche, se non si dice che ci furono persecuzioni in tutto il Medioevo, se non si dice che i primi a voler perseguitare gli ebrei furono gli autori dei Vangeli? Vi ricordate quel passo del Vangelo di Matteo in cui Pilato si lava le mani e dice : “Non sono responsabile di questo sangue; vedetevela voi!” Ebbene che cosa si aggiunge subito dopo?
“E tutto il popolo rispose: ‘Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra  nostri figli!’ ” (Matteo 27, 24-25)
Queste non sono parole di Gesù. Sono parole dell’evangelista e di tutti coloro che misero le mani su quei testi manipolandoli secondo le loro idee.
Dunque, dai Vangeli non nascono solo amore e carità, ma anche persecuzioni.
La colpa del genocidio ebraico è proprio dei Vangeli.

Ma perché tanto odio dei cristiani verso gli ebrei, al punto di volerli distruggere (ancora oggi)? Perché si voleva far dimenticare il fatto che Gesù era un ebreo, un ebreo che non aveva mai disconosciuto la propria religione. Dunque, l’esistenza stessa degli ebrei, che non avevano mai riconosciuto Gesù, era una dimostrazione dell’infondatezza della Chiesa cristiana.
Perché in Europa, nell'Europa cristiana, ritorna sempre l'antisemitismo?

La religione personale

Le religioni organizzate sono una cosa, ma le religioni personali sono un’altra cosa. Le prime sono come la televisione generalista che deve accontentare uno spettatore medio, anzi un po’ sotto la media, un po’ stupido, ignorantello e infantile, incapace di pensare e di scegliere con la propria testa, con gusti e sentimenti deteriori.
Le religioni di massa sono come abiti preconfezionati che non possono andar bene a tutti. Sono inoltre eredità di un passato arcaico e sono cariche di errori, di sangue e di persecuzioni.
Molto meglio costruirsi una religione personale, che abbia qualche elemento della religione di massa o nessuno, che creda in Dio o non ci creda, che si basi sulla preghiera e/o sulla meditazione, che non abbia bisogno di mediazioni (sempre interessate) né di una classe di sacerdoti, che si basi non su dogmi  piovuti dall’alto, ma sulle vostre esperienze dirette e sulle vostre esigenze individuali.
In ogni caso il Dio in cui credete o non credete non sarà mai quello del vostro vicino. Ognuno ha il suo. Siatene ben consapevoli. L’anima è vostra, Dio è vostro. Tutto deve passare per la vostra coscienza, senza la quale non ci sarebbe niente.
Fatevi dunque la vostra religione. Il primo passo è raccogliersi.
Raccogliersi nella propria interiorità è già spiritualità, senza tante parole, senza tanti pensieri, senza tante suppliche, senza nessuno che vi rompa le scatole dicendovi che cosa fare o non fare, che cosa credere o non credere.
Nel vostro mondo dovete essere voi i padroni, non qualche professionista della religione. Non vi fidate di nessuno. Basatevi sul vostro intuito, su ciò che sentite. Il resto è incerto ed è aperto al business “religioso” di chi vuol vendervi sempre qualcosa, di chi vuole convincervi sempre di qualcosa.

Avete paura di sbagliare? Sapeste quanto hanno sbagliato le religioni “rivelate”!


venerdì 26 gennaio 2018

Le passioni

I saggi hanno sempre condannato le passioni che irretiscono l’anima e la legano alla materialità. Ma noi siamo sempre messi in moto da qualche passione, più o meno alta o bassa.
Il problema è semmai distinguere tra una passione e l’altra. Alcune sono grandi e nobili (la conoscenza, l’altruismo, l’illuminazione, ecc.) e altre sono piccole e meschine (il denaro, il gioco d’azzardo, il tifo per una squadra, ecc.).

Quelle piccole fanno piccoli gli uomini. Ma anche la mancanza di passioni fa l’uomo piccolo.

Il paradiso immaginario

Qualcuno si illude che l’aldilà sia un posto dove ritroveremo le persone che abbiamo amato. Ma non pensa che tutte quelle anime ritroveranno a loro volta le persone che hanno amato. E non è detto che saremo noi - o solo noi.
Alla fine ci sarebbe una grande confusione e soprattutto una grande litigiosità e una grande gelosia.

Insomma, il paradiso potrebbe essere peggio dell’inferno. 

Il Dio uomo

Affermare che “Dio è amore” è stata la più grossa furbata nella storia delle religioni, perché tutti associano alla parola “amore” qualcosa di piacevole. Ma non perdoneremo mai al cristianesimo di aver così antropomorfizzato Dio da averlo ridotto a dimensione umana, anzi ad un uomo.
Si è trattato di un’operazione di marketing che ha avuto successo tra gli uomini, ma che è stato un disastro per la Trascendenza.

Nessuno oggi ha la più vaga idea di che cosa sia Dio.

giovedì 25 gennaio 2018

Nati liberi

I primi sei anni di vita del bambino sono i più importanti per gettare quella fondamenta che non saranno più rimovibili. È per questo che le religioni fanno di tutto per condizionare il bambino prima possibile. Battesimi, cresime, insegnamento religioso addirittura nelle scuole materne…
Se ami veramente tuo figlio, evita questa opera di precoce condizionamento. Lascialo libero di essere e di farsi un’opinione con la sua testa. Non precostituirgli le scelte.

Non farne uno schiavo già appena nato.

Liberazione e sottomissione

I religiosi ripetono in continuazione che “l’uomo non è padrone di se stesso,” E sottintendono che il padrone dell’uomo è un altro, ciò che essi chiamano “Dio”. Ma, poiché Dio non parla e la sua volontà deve essere interpretata da una classe di mediatori sacerdotali, ecco che il padrone dell’uomo sarebbe la Chiesa. Come vedete, nella religione c’è sempre una malcelata volontà di potenza e di comando. Qua comandiamo noi! Qua siamo noi che stabiliamo che cosa sia bene e che cosa sia male. E scusate se è poco.
Io dico: l’uomo non è padrone di se stesso, perché ci sono troppi che vogliono comandarlo, dalla Chiesa allo Stato, dalla politica all’economia.
Ecco perché l’uomo dovrebbe far di tutto per scrollarsi di dosso l’autorità altrui e diventare libero da ogni dipendenza. Ma non è facile. Per far questo, bisognerebbe che gli uomini imparassero a veder chiaro, ad accorgersi dei vari poteri manipolatori, a pensare con la propria testa e a decidere da soli.
Ma resta il fatto che esistono religioni, leader e ideologie che vogliono che gli uomini siano sempre sottomessi e abbiano sempre un padrone, e religioni, leader e ideologie che vogliono che gli uomini siano autonomi e si liberino da tutti i dominatori.

Scegliete voi.

Come specchi

“Possiamo rendere le nostre menti come uno specchio di acqua immobile, così che gli esseri si radunino intorno a noi, vedano le loro stesse immagini, e quindi vivano per un momento un’esistenza più chiara e addirittura più fiera grazie alla nostra calma.”

William Butler  Yeats

mercoledì 24 gennaio 2018

La fonte sacra

Crediamo tutti, dalla psicoanalisi, che lo scopo della guarigione o del benessere sia quello di portare alla luce i conflitti irrisolti, i disagi sociali e le pulsioni di ogni tipo che ci agitano e si muovono nell’inconscio. Questo sembra essere il percorso della conoscenza - dall’oscurità alla luce.
Ma anche se la conoscenza di ciò che si agita nell’inconscio è sempre utile, non è detto che ci dia la pace psicologica e una nuova energia. Talvolta è più utile una totale immersione in questo luogo buio ma vitale. È come immergersi in un bagno rivitalizzante.
Questa è anche la differenza tra meditazione e psicoanalisi.
Se al centro del nostro essere c’è questa profonda zona oscura, ci sarà bene un motivo. È un po’ come un utero psichico, un rifugio, una tana, una fonte nascosta.
Anziché cercare di capire, di decifrare, di interpretare e di portare alla luce ciò che è nascosto, immergiamoci di tanto in tanto in esso. Possiamo farlo in ogni momento della giornata, poco prima di addormentarci o come semplice seduta di meditazione.
Il nostro scopo non è di comprendere, ma di riunire conscio e inconscio, risanando ogni frattura.
Immergerci in questo luogo buio e nascosto ci fa bene, perché per un po’ annulla il modo della ragionevolezza, della logica e della coscienza. Chiudiamo gli occhi, raccogliamoci, smettiamo di razionalizzare e rientriamo nella fonte sacra.

Ne usciremo con nuove energie, con nuove visioni, con nuove intuizioni. Siamo stati a contatto con il fondo buio di noi stessi, da cui tutto ha avuto origine.

martedì 23 gennaio 2018

Perdere l'anima

Esprimendoci con un linguaggio vecchio, potremmo dire che il nostro compito è recuperare la nostra anima, ossia recuperare la nostra interiorità. Ma quando si perde l’anima?
Quando ci si proietta solo all’esterno, quando si vive per l’esteriorità e si esteriorizza anche il divino facendone un “Dio;” quando si perde il contatto con se stessi, con la propria interiorità.
Questo è il più grande errore.
Come se Dio e l’esteriorità potessero vivere senza le nostre risorse interiori, senza la nostra coscienza.
Prendete un individuo con gravi problemi psico-fisici – lui non sa neppure che cosa siano Dio o l’anima. Non è in grado di concepirli.
Dunque, senza una mente cosciente non esistono. È la consapevolezza che può concepirli e, per quanto riguarda l’anima, concepirla facendola essere.
È certo che l’anima esista, essendo proprio ciò che la concepisce. Ma, quando si parla di un divino esterno, non è detto che esista. A meno che non lo si intenda come la forza che ha dato vita alla capacità di essere consapevoli – forza che però coincide con la consapevolezza indagante.
Essendo sempre più consapevoli consolideremo la nostra anima che potrà salire a livelli superiori, trascinando con sé anche il cervello che è sempre più plasmabile. Ma ci vuole un grosso impegno.

La coscienza nasce da e con un cervello. Ma poi è in grado di procedere oltre e plasmare il cervello stesso.

lunedì 22 gennaio 2018

Cambiare se stessi

Mettere da parte il proprio ego significa anche smettere di credere che le nostre opinioni o le nostre fedi siano verità assolute.
Questo sì che è un bel sacrificio - un sacrificio che pochi sono disposti a fare e capaci di fare. I preti addirittura hanno stabiliti i dogmi. Invece di porre alla base della religiosità il dubbio creativo, hanno voluto cristallizzare le loro credenze.
Ma, quando mettiamo veramente da parte il nostro ego, con le opinioni, le fedi e le sensazioni connesse, incominciamo a intravedere la verità che era stata oscurata dal velo delle nostre convinzioni. Quanto è difficile vedere qualcosa di nuovo!
I conservatori, gli assolutisti, sono i più grandi nemici della verità. Non vedono la realtà, ma solo le loro fasulle opinioni.

Per scoprire la verità, per creare la verità, dobbiamo cambiare noi stessi, abbandonare noi stessi. Ma i più sono dei conservatori dei luoghi comuni. E non cambiano né il mondo né se stessi. Anzi ostacolano il cambiamento creativo.

Gesù laico

Più di vent’anni fa parlavo di “Gesù laico” riferendomi al fatto evidente che Gesù non era un sacerdote, ma appunto un laico – un laico che mai e poi mai avrebbe desiderato che da lui nascesse una Chiesa di sacerdoti.
Non ci vuole un genio per capirlo. Basta vedere nei Vangeli l’ostilità di Gesù nei confronti della casta sacerdotale e dei relativi sostenitori politici (farisei, sadducei, scribi), i quali furono i veri responsabili della sua morte. Basta leggere la parabola del buon samaritano per vedere che tra gli indifferenti c’è proprio un sacerdote.
Purtroppo, il cristianesimo nascente, proprio perché voleva fondare una Chiesa, falsificò gli stessi Vangeli per avere una pezza d’appoggio. E, quando una Chiesa nasce da una falsificazione, come volete che finisca? A celebrare riti e messe, dimenticandosi della sostanza del messaggio di Gesù laico.

Così, oggi la Chiesa è esattamente ciò contro cui lottò il povero Nazareno – l’eterna Chiesa di preti professionisti e di cerimonie che esisteva prima di Gesù e un po’ in tutto il mondo.

domenica 21 gennaio 2018

Giocare con i numeri

Se non ci fosse odio, come potrebbe esserci amore? Se non ci fosse sofferenza, come potrebbe esserci felicità? Se non ci fosse morte, come potrebbe esserci vita? Se non ci fosse l’inferno,come potrebbe esserci il paradiso?
Ecco perché parlare di amore, di felicità, di vita e di paradiso eterni è sempre una contraddizione in termini,e serve a perpetuare la contraddizione.
Però, non è detto che i due termini contrari siano esattamente al 50 per cento. Potrebbero essere, per esempio, l’uno al 40 e l’altro al 60 per cento o l’uno al 30 e l’altro al 70 per cento. È su queste differenze che si misura il successo o l’insuccesso delle nostre esistenze.

La matematica entra in tutto.

Le grandi passioni

Se una persona è animata da una grande passione, ma non possiede saggezza, potrà combinare grandi guai.
I saggio equilibrio è una dote poco apprezzata. Ma fondamentale.

Chi ha una passione senza saggezza è un fanatico, in tutti i campi, anche in quello religioso.

sabato 20 gennaio 2018

Al di là del samsara

La meditazione non è comunque la ricerca di stati d’animo positivi. Non conosco nessuno che sia sempre lieto, se non appunto un deficiente. E anche gli illuminati e i santi avevano comunque le loro incazzature.
No,usciamo dalle favole. La meditazione è osservazione il più possibile distaccata degli stati d’animo negativi e positivi. È non-coinvolgimento.
Se infatti cercassi solo stati d’animo positivi, rimanendone attaccato, quando li perdessi, mi sentirei frustrato, depresso, deluso. Ricadrei nel ciclo (samsara) piacere-dolore, positivo-negativo, speranza-delusione.

Uscire da questo ciclo significa prendere atto di tutto ciò che proviamo, senza farcene troppo influenzare. Consideriamo di essere al cinema e di vedere ciò che ci succede come se succedesse ad un personaggio di fantasia. Capita a questo personaggio. Ma noi siamo altro, siamo colui che ne è testimone.

venerdì 19 gennaio 2018

Le inutili parole

“Chi sa non parla, chi parla non sa” diceva l’antica saggezza di Lao-tzu. Ma perché tanta diffidenza verso le parole?
Forse perché non sono nostre. Sono prese in prestito da qualcuno che le ha create prima di noi.
Questo significa che noi non possiamo mai dire qualcosa di veramente personale. Ma ripetiamo come pappagalli idee, concetti, pensieri e luoghi comuni. Anche i “nostri” sentimenti, espressi con quelle parole, non sono più nostri: sono della massa.
Dunque, è difficile esprimere qualcosa di individuale e di originale. Siamo tutti dei replicanti.
Crediamo di essere unici, ma il conformismo penetra anche tra i nostri pensieri e i nostri sentimenti più intimi. Ci hanno svuotato di personalità.
Provate a dire qualcosa di originale. Vi accorgerete che è già stato detto, che è una banalità qualsiasi.
Certo, si può vivere lo stesso. Ma come anonimi. E, infatti, chi si ricorda dei miliardi di persone già vissute? Non ne vale la pena.

Ogni tanto, nei secoli, qualcuno dice qualcosa di nuovo. E allora ce lo ricordiamo. 

giovedì 18 gennaio 2018

Chiudere porte e finestre

Una mente sempre aperta verso l’esterno, una mente che non ha filtri, è soggetta al caos del mondo, è tirata qua e là, avanti e indietro, da tutte le influenze esterne. È sempre agitata.
Per trovare un po’ di pace, bisogna rivolgersi all’interno. Ma anche qui ci sono dei problemi. Il frastuono e la confusione del mondo sono così forti che arrivano anche quaggiù. E, se quaggiù dobbiamo subire tutte le influenze del mondo - attraverso le emozioni, le sensazioni, i sentimenti, i ricordi, i pensieri, le paure, la ansie, le previsioni, ecc. -, addio pace interiore.
Dunque dobbiamo imparare a chiudere porte e finestre per lasciar fuori tutti i disturbi. Se non ce la facciamo, usciamo dall’agitazione mentale facendo una passeggiata e trovando un luogo veramente tranquillo, lontano dalle persone e dal casino del mondo sociale.
Non è facile, lo so. Ma questa è la via a ciò che chiamiamo pace. Non ce n’è un’altra. Se aspettiamo che il mondo sia in pace, per essere noi stessi in pace, potremmo aspettare fino alla fine del mondo.
È necessario trovare un posto tranquillo dentro e/o fuori noi.

Difendersi dall’invadenza della società. È una questione di legittima difesa, è una questione di vita o di morte.

Il Dio "perfettissimo"

L’universo non è un meccanismo perfetto. È un meccanismo alquanto rozzo, fatto alla bell’e meglio, pieno di cose che non vanno e di difetti.
Non può essere insomma il prodotto di una mente perfetta, ma è qualcosa che si fa da sé, sbagliando e correggendosi.
Addio al Dio “perfettissimo” della vecchia teologia.
Dobbiamo far da soli.

Al fondo dell'io

Ognuno di noi è convinto di essere le proprie emozioni, tant’è vero che dice: “Sono triste… sono allegro, ecc.” Ma proviamo a sostituire al verbo essere il verbo avere: “Io ho un senso di tristezza… io ho un senso di allegria, ecc.”
Perché farlo? Per non identificarci con le nostre emozioni. Le emozioni, le sensazioni e i sentimenti vanno e vengono. Ma da dove vengono e che cosa lasciano?
Vengono da un fondo di “silenzio” o di calma che è il nostro vero io: l’ “io sono”, non l’ “io ho”. Ciò che le vede affiorare e sparire, ciò che c’è prima e che c’è dopo è il nostro io o sé. È la stessa differenza che c’è fra onde e mare. Le onde cambiano in continuazione e sono le più varie. Ma il mare è sempre lo stesso e non ne viene influenzato. Se andate in fondo, un po’ al di sotto della superficie più o meno agitata, trovate un fondo che è sempre calmo.
Questo succede anche nel nostro animo. Quando non siamo né tristi né allegri, come siamo, chi siamo? Siamo senza aggettivi, senza attributi. Ma siamo. Anzi, torniamo ad essere noi stessi, il nostro vero sé.
Dunque, smetti per un po’ di identificarti con le tue emozioni, con i tuoi sentimenti e con i tuoi pensieri – tutti stati mentali estremamente variabili. E ritrova ciò che sei prima e dopo, al fondo di te.

Quello sei tu.

martedì 16 gennaio 2018

La dialettica degli stati d'animo

Quando ci troviamo in certe condizioni di spirito particolarmente favorevoli – calma, lucidità, chiarezza, benessere psicofisico, entusiasmo, ecc, - diciamo che siamo in contatto con Dio o con il divino. Ma noi non sappiamo che cosa sia Dio.
Ci limitiamo ad attribuire certi stati d’animo o certi momenti di beatitudine a Qualcosa di superiore. Tutto qui.
Quando poi siamo tristi, depressi, stanchi o sfiduciati, non parliamo più di nessun Dio, “perdiamo Dio,” o, se siamo religiosi, attribuiamo questi stati d’animo a Satana, al Maligno, al Diavolo.
Lo stesso facciamo con i fatti e le azioni: questa viene da Dio, questa viene dal Diavolo…
Proiezione la prima figura, proiezione la seconda. In mezzo ci sono le nostre esperienze e le nostre interpretazioni su cui abbiamo poco controllo.
La saggezza dovrebbe andare oltre questi giochi puerili che dividono in due parti contrapposte la realtà, e non esaltarci quando le cose ci vanno bene né abbatterci quando ci vanno male.
Guardare tutto con equanimità e distacco.

Guardare la dialettica degli stati d’animo come si guarda l’alternarsi delle stagioni. Questo avviene, questo sento… Ma io son altro e altrove.

lunedì 15 gennaio 2018

L'Italia bella

D’accordo, siamo un paese bellissimo, pieno di opere d’arte e di panorami che nessun altro paese possiede. Ma tutto questo è stato costruito in passato. Nel presente, non c’è più la bellezza.
Siamo belli. Ma non siamo forti.
Siamo delicati, siamo fragili.
Ci è sempre mancata la forza che hanno altri paesi, più brutti del nostro.

Ora, io darei via un po’ di bellezza per avere in cambio un po’ di forza.

Un mondo di fenomeni illusori

Si può stare tutto il giorno con qualcuno e non vederlo mai veramente.
Già, questo succede perfino con noi stessi – con cui stiamo sempre insieme.
Ma il punto è che non siamo presenti, non siamo attenti, ci accontentiamo di guardare l’esterno. E, se non conosciamo noi stessi, figuriamoci gli altri.
C’è però qualcosa di strutturale in questa incapacità di vedere e conoscere noi stessi e gli altri. È davvero impossibile. L’uomo è l’essere che non può conoscere tutto se stesso.
In realtà, noi non siamo noi stessi. E, allora, che cosa siamo?
Siamo simulacri, apparenze, sogni o incubi. Siamo interrelazioni. Ci manca l’in sé. Come tutto in questo mondo illusorio.
È inutile quindi cercare una impossibile realtà. Siamo come i personaggi pirandelliani in cerca di autore, in cerca di se stessi. Esistono, ma non sanno chi sia il loro autore. Esistono, ma non sanno chi sono.
Per lo più si dice che il nostro autore sia qualcosa che chiamiamo “Dio”. Ma Dio nessuna sa che cosa sia. E quindi torniamo alla mancanza di partenza.
Dobbiamo rassegnarci a fare e a vivere, senza oggettività, senza realtà. Costruiamo sul vuoto. D’altronde il mondo stesso è fondato su nulla, cambia di continuo ed è destinato alla disgregazione, come noi, come tutto.

Ci sarà mai qualcuno capace di un aggancio a qualcosa di reale?

domenica 14 gennaio 2018

"Il peccato originale"?

Circola in Rete la fotografia di una camera d’ospedale dove giacciono un bambino che sta per morire a causa di un tumore al cervello, specifico dei bambini, e suo nonno che sta per morire per una malattia neurodegenerativa.
Che cosa dicono quelli che credono in un Dio buono, caritatevole e amorevole? Ah già, parlano di un peccato originale che avrebbe corrotto e guastato tutto. Dunque, per colpa dell’uomo, solo e sempre dell’uomo, che avrebbe disobbedito a Dio chissà dove, chissà quando. E Dio, che è tanto buono e che perdona volentieri, avrebbe condannato lui e tutti i suoi discendenti a un mondo infame, dove si muore in questo modo atroce.
No, i conti non tornano mai. Se qualcuno ha commesso un errore non può che essere Dio. Un difetto d’origine.

Oppure, più semplicemente, questo mondo scalcagnato, si è fatto da solo in qualche modo, tra mille errori che non ha ancora riparato.

Il cammino di Santiago

Non c’è niente da far: Gli uomini, per cambiare o trovare qualcosa dentro, devono sempre intraprendere qualcosa fuori.
Ma, visto che ciò che cerchiamo è un cambiamento interiore, non sarebbe più semplice e intelligente lavorare direttamente dentro, anziché fare giri dappertutto?
Già, lo sappiamo: gli uomini non sono capaci di starsene un’ora tranquilli in una stanza pensando, riflettendo, meditando. Devono muoversi.
Come diceva Pascal? E come dicevano le Upanisad? “…L’uomo cerca dappertutto il tesoro che è sotterrato proprio sotto i suoi piedi…”

Prendiamo sempre la via più lunga. Anche per entrare dentro, passiamo da fuori.

sabato 13 gennaio 2018

La vostra natura più profonda

Se accettate l’idea di Dio - di un Dio che abbia creato ogni cosa, ogni legge e ogni ordine - accettate l’idea di non poter mai essere né voi stessi né liberi. Avrete sempre un Padrone sulla testa. E, se avrete sempre un Padrone sulla testa, sarete sempre degli schiavi.
Non importa che sia più o meno benevolo o paterno: sarà sempre un Padrone, colui che dice: “Qua comando io. Io sono io e voi siete un c…!”
Non solo: accettate anche l’idea che in questo mondo ci debbano sempre essere Padroni e Dittatori che comandino e che vi dicano che cosa fare e non fare e come farlo. Non sarete mai liberi.
Ma esiste un’altra possibilità: che il mondo si sia creato da sé e che l’ordine e le leggi che vediamo possano evolversi e cambiare, con il contributo democratico di tutti.
Non a caso, le religioni del Padrone divino (tutte tranne il buddhismo) non solo non sono democratiche (in quanto tutto casca dall’altro), ma vi invitano ad essere sottomessi, obbedienti e dipendenti.
Scegliete voi. Ma sappiate, scegliendo, che rivelate la vostra natura più profonda: se quella della pecora o quella del leone, quella dello schiavo o quella dell’anima libera.
Solo da questa scelta si capisce chi siete.


Diventare il Testimone impassibile

Per disattivare certe emozioni dolorose, il meccanismo della meditazione è il seguente: portarle alla consapevolezza. Di fatto, questo è un processo di elaborazione del lutto e di ogni sofferenza.
Quando sei consapevole, automaticamente non sei più nello stesso punto, ma di sei spostato dall’io sofferente all’io che è consapevole della sofferenza (o anche di sensazioni piacevoli) – e la consapevolezza è qualcosa di neutro, al di là del piacevole e dello spiacevole.
Allora guardi l’io sofferente con un distacco crescente facendo ogni volta un salto per prendere una maggiore distanza. Ogni volta che ricadi dentro l’io sofferente, ogni volta che ti  ri-identifichi con l’io sofferente (o gaudente), ri-diventa consapevole… e salta fuori.
Cerca di distinguere bene i due io e il passaggio dall’uno all’altro. L’ideale sarebbe rimanere sempre di più nell’io consapevole – senza più un oggetto. Essere la consapevolezza della consapevolezza: nient’altro.

Ora non sei più consapevole delle tue emozioni, negative o positive, ma semplicemente dell’essere, al di sopra di tutte le vicende della vita. Sei il Testimone finalmente in pace.

venerdì 12 gennaio 2018

Parole del Buddha

“Considera l’esperienza che fai
come una stella all’alba,
come una bolla in un fiume,
come un lampo,
come il bagliore di una lampada,
come un fantasma, come un sogno…”

       Cose che durano un po’ e poi finiscono. E ripeti a te stesso: “Non hanno consistenza, non hanno importanza”.

       Ecco un modo positivo per affrontare le sofferenze e, in realtà, ogni esperienza.

Il dono della fede

La fede è un dono, si dice. Ma una fede tenace in qualcosa di sbagliato è una iattura.

Sogno e vita

Che differenza c’è tra sogno ed esistenza?

Il sogno dura una notte. L’esistenza è un sogno che dura una vita.

Lo spirito

Lo spirito si trova sempre là dove non ti aspetti che sia.

Per esempio, c’è più spirito in una battuta di spirito che in dieci messe cantate.

Miracoli impossibili

Gesù avrà anche fatto i miracoli: avrà trasformato l’acqua in vino, avrà pure risuscitato un morto. Ma non è mai riuscito a trasformare uno stupido in un intelligente.
In questa impresa non ci riesce nessuno.

Eppure il problema del mondo è proprio qui.

giovedì 11 gennaio 2018

L'uomo e il mondo

Il mondo, ciò che è “là fuori”, esiste non perché noi ne possiamo diventare consapevoli. Ma esiste perché ne siamo consapevoli.
Siamo noi che lo proiettiamo.
Attenti, dunque, a come lo pensiamo.

Quando muore una persona, muore anche il suo mondo.

Se morissimo tutti insieme, il mondo comune si dissolverebbe.

Siamo noi che manteniamo in piedi questo sogno.

Rapporti d'amore

Tutti siamo alla ricerca accanita di qualcuno da amare e che ci ami.
Raramente ci viene in mente che la prima persona con cui stabilire questo rapporto siamo noi stessi.

È per questo che tanti amori falliscono… c’è sotto una bolla d’aria che, ad un certo punto, scoppia e fa crollare tutto.

mercoledì 10 gennaio 2018

Come amare

Noi crediamo che amare significhi tener stretto, controllare, possedere, e invece è un lasciar essere, un permettere che la persona amata sia se stessa il più possibile.
Amate di più un uccello se lo tenete in gabbia o se lo lasciate andare a vivere nel suo ambiente naturale?
Lasciar essere è liberare, è far sì che l’altro realizzi in pieno la propria natura. Ti liberi tu e liberi l’altro, e solo così può circolare un vero amore. Ma, se non sei libero tu per primo, come puoi liberare l’altro?
Un genitore ama il figlio quando lo aiuta a crescere in piena autonomia, non quando vuole che si sviluppi in base alle idee del padre o della madre. Ma questo vale sempre – anche per le coppie… anche per quella coppia primigenia che il nostro rapporto con noi stessi.
Anche nella religione vale lo stesso discorso. Date che in noi il “Padreterno” non è che una proiezione del padre terreno, che amore può essere quello di un Padre che vuole che il Figlio realizzi i suoi (del Padre) obiettivi, e per questo lo sacrifica? Sacrificare l’altro, sacrificare il figlio, sacrificare se stesso - non è amare. Appartiene alla cultura della repressione autoritaria e patriarcale, non a quella della liberazione.

Non si può amare se non si è liberi innanzitutto noi stessi.

martedì 9 gennaio 2018

La bellezza delle cose

La bellezza delle cose non sta nelle cose, ma nello sguardo di chi le guarda. Le cose in sé non sono né belle né brutte.
Senza quello sguardo, non ci sarebbe nulla, nemmeno la luce, nemmeno il tempo, nemmeno lo spazio.
Dunque, curate moltissimo quello sguardo. È da come guardate che le cose sono belle o brutte.

Riconoscete il potere proiettivo della mente. Riconoscete la natura magica della mente – e tagliate alla radice la sofferenza.

Il peccato di Dio

Sento il Papa attribuire la colpa del bullismo al solito fantomatico peccato originale Quando non si sa che cosa dire, si può sempre tirar fuori il peccato originale. Dev’essere comodo per un religioso non pensare più nulla di nuovo e andare avanti con vecchie categorie mitologiche.
Tutto per nascondere le vere colpe: quelle di chi avrebbe creato tutto questo infernale meccanismo. Infatti, se ci fosse un Creatore, il peccato originale sarebbe suo, non dell’uomo che è giunto ultimo.
Non dunque il peccato dell’uomo, ma il peccato di Dio, ovvero il difetto originale di un mondo fatto male. Se vi vendono un’automobile con un difetto, non ve la prendete con il guidatore, ma con il costruttore.

Finché non ci si libera di tutte le idee, e in particolare delle idee religiose, non ci si libera.

La liberazione è liberazione dalla mente.

lunedì 8 gennaio 2018

La nuda attenzione

Anche se la meditazione non va confusa con la concentrazione, per entrare in stato meditativo occorre utilizzare qualche tecnica concentrativa. La nostra mente, infatti, è abituata a divagare come vuole.
L’addestramento richiede una progressiva o improvvisa eliminazione delle divagazioni, attraverso vari metodi. Uno per esempio è concentrarsi di colpo su di sé, chiudendo gli occhi , trattenendo il respiro e ostacolando i pensieri. Un altro è seguire il respiro: stare attenti all’entrare e all’uscire dell’aria attraverso le narici, i polmoni o l’addome, finché il respiro si cala e sembra scoparire. Un terzo è ascoltare un suono, che proviene dall’esterno o da un mantra (meglio se mentale).
Lo scopo è svuotare la mente per liberarci dai pensieri.

Solo quando svuotiamo la mente dalle varie attività mentali, la realtà ci appare con chiarezza e luminosa. Non a caso si parla di illuminazione.
       Non si tratta di una luce esterna, ma della luce della lucidità mentale, della luminosità naturale delle cose. Ogni cosa è illuminata… per chi sappia vedere.

Un ego problematico

Noi pensiamo di essere un ego che ha dei problemi, mentre la verità è un’altra: è l’ego stesso che è il problema.
L’ego, per la sua natura di io diviso (dagli altri e da sé), non è mai soddisfatto. E tuttavia, per esistere, non possiamo farne a meno.
Come uscire dal dilemma? Questa è la sfida. Riappacificare l’io allargandone la capacità di comprensione e di consapevolezza.

Più ci allarghiamo, meno l’ego diventa un problema. Ma allargarsi significa mettere da parte un po’ di egocentrismo animalesco e ragionare con distacco e saggezza. Hai detto poco…

domenica 7 gennaio 2018

Ipazia di Alessandria

Non ci sono solo i martiri cristiani, uccisi dai pagani, ma anche i martiri pagani uccisi dai fanatici cristiani. Per esempio, Ipazia d’Alessandria d’Egitto, famosa scienziata, astronoma, matematica, medico, filosofa erede del platonismo reinterpretato da Plotino, nata tra il 355 e il 370 d.C.. Nel 415, fu spogliata nuda e dilaniata con cocci aguzzi dai monaci guerrieri del vescovo Cirillo; le furono strappati gli occhi e infine fu bruciata.
Nel suo assassinio da parte dei sicari del vescovo Cirillo c’è tutto il fondamentalismo cristiano delle origini, che va dall’odio verso la scienza all’odio verso le donne e la cultura in genere.
Come i jhadisti odierni.
L’assassino Cirillo è stato fatto santo dalla Chiesa cattolica.
In ottant’anni, dopo essere stato perseguitato, il cristianesimo divenne religione di Stato con Teodosio, che nel 392 proibì la religione romana, pena la morte. Così i cristiani divennero gli accaniti persecutori proprio di quella religione che aveva fatto la grandezza di Roma.

Non a caso, nel 410, Roma fu messa a sacco dai visigoti di Alarico. E non si riprese mai più.

Le cause dell'agitazione

Molti non capiscono che lo scopo della meditazione non è aggredire la mente per scacciare i pensieri e gli altri impulsi, ma abbandonare le cause che li generano.
In che modo?
Placando i moti vorticosi da cui è percorsa, rilassando le sue attività. Più che un fare, un deporre ogni azione. Ritrovare il semplice stato di essere, lucido e calmo.

È la vita stessa dell’io che va placata. Fino a riconoscere che quell’io è parte del tutto. Una parte che è consapevole. Questa è la natura ultima dell’essere umano. Il nostro particolare essere consapevoli di noi stessi e del mondo, di noi stessi nel mondo.

sabato 6 gennaio 2018

Il potere proiettivo della mente

Non nego che avere una fede nell’aldilà possa essere utile sul piano psicologico. Ma bisogna rendersi conto che le “figure divine” cui ci rivolgiamo sono archetipi psicologici (il Padre, la Madre, ecc.), non personaggi storici. E che i personaggi storici che sono esistiti erano appunto… umani.
Prima di chiedersi se esista un Dio, dovremmo chiederci che cosa è Dio per noi, come lo interpretiamo. E qui ne vedremmo delle belle, perché scopriremmo che si tratta di immagini diverse da uomo a uomo, e quasi tutte ispirate alla psicologia umana, alle nostre ossessioni. Non trascendenza.
Dobbiamo dunque diffidare di noi stessi. E, soprattutto, dobbiamo diffidare delle organizzazioni religiose che sfruttano la nostra fede istintiva e il nostro bisogno di rassicurazione per il proprio tornaconto.

Ciò che dobbiamo riconoscere è che queste figure archetipiche (il Padre, il Potere, il Creatore, il Salvatore, il Giudice, la Luce, ecc.) sono in ultima analisi proiezioni della mente umana. Il che non significa che non debba esistere niente (benché anche il niente abbia una sua nobiltà “divina”) e potrebbe aspirare a buon diritto ad essere un Fondamento ultimo, ma che noi non siamo in grado di pensare niente che non sia umano.

venerdì 5 gennaio 2018

Risvegliarsi

Risvegliarsi è uscire dal comodo ma soffocante mondo delle abitudini, delle convenzioni e delle convinzioni, e guardare le cose in profondità. È in sostanza un maggior uso della consapevolezza e dell’attenzione.
In questo processo non sono affatto utili le religioni, con il loro invito al fideismo acritico, alle tradizioni e ai dogmi.
Risvegliarsi è guardare in prima persona, non basarsi sulle idee altrui e neppure aspettarsi che la soluzione ai nostri problemi possa venir dall’esterno, magari da qualche Dio.

Il racconto del mito di Prometeo, incatenato perché aveva sottratto il fuoco agli dei per darlo agli uomini,  il racconto del Dio biblico che non vuole che Adamo ed Eva si impossessino dei frutti dell’albero della conoscenza e dell’immortalità e infine il racconto del mito dei Vangeli, con Dio che fa crocifiggere il Figlio che vorrebbe portare una legge meno feroce agli uomini, ci avvertono che in questa ricerca gli dei ci sono ostili e che dobbiamo sfangarcela da soli.

giovedì 4 gennaio 2018

La ricerca dell'ordine

Nel disordine non solo viviamo peggio, ma soffriamo di più.
In fondo, l’evoluzione del cosmo è un passaggio graduale dal caos ad un ordine sempre più definito. Dal dolore alla quiete più o meno relativa.
Quando parliamo di ridurre pensieri e immagini durante la meditazione cerchiamo la pace  semplificando un processo che è più complesso e caotico. È stato calcolato che la mente ha fino a 600 impulsi cognitivi al secondo – impulsi che non sono solo pensieri e immagini, ma anche atti volitivi, desideri, emozioni, ricordi, fantasie, ecc.
Il problema di ridurli e di semplificarli è di riportarli ad un ordine che sia più gestibile e dunque meno doloroso.
“L’ordine placa il dolore” diceva Karl Krauss.
La ricerca meditativa è pur sempre prima una ricerca di ordine e di felicità e poi di calma.
Ricordo un detto tibetano: “Se la mente è in pace, saremo felici a prescindere dalle circostanze interne. Se la mente è disturbata, saremo infelici a prescindere dalla circostanze esterne”.

Tutto ciò riguarda anche la politica che dovrebbe dare più ordine per dare più serenità.

mercoledì 3 gennaio 2018

La coscienza originaria

Dopo la consapevolezza del respiro, come fonte di vita, bisogna spostare l’attenzione al fatto di essere lì in quel momento, lucidi e calmi. Questa è la fase della “presenza mentale”: io sono qui e ora, io sono consapevole di essere, io sono quello stesso essere.

A poco a poco, procedendo nella meditazione, essere consapevoli non significa più essere coscienti degli oggetti o di se stessi, ma essere coscienti della coscienza originaria (rigpa, in tibetano), ossia della propria natura fondamentale, ciò che esiste prima che entri in azione la mente che divide e contrappone.
Questa è già una meditazione di trascendenza.

Il potere teocratico

Le attuali rivolte in Iran sono un altro frutto velenoso dello scellerato connubio tra religione e Stato, tra potere clericale e potere politico. Non ha importanza che si tratti di islam, cristianesimo, giudaismo, buddhismo, induismo o di altro. Quando le religioni prendono il potere, i risultati sono sempre regimi totalitari e oppressivi, sia della spiritualità sia dell’economia. È la follia ideologica al potere.
Niente più funziona, la democrazia e il dissenso vengono soffocati e si governa non in base alle esigenze reali delle popolazioni, ma in base a visioni astratte desunte da principi di fede. Quando si governa “in  nome di Dio”, non ci sono più né libertà né prosperità.
Guardate le nazioni dove le religioni sono al potere o contano molto nelle decisioni politiche (Italia compresa) e vedrete miseria, ingiustizia e difficoltà economiche insormontabili.

Il potere teocratico è sempre qualcosa di irrazionale creato dall’uomo e, applicato alla politica,  provoca danni incalcolabili. La fede non è affatto un “dono di Dio”, ma un attaccamento illusorio e artefatto che fa stravedere. È come se mettessimo la follia al potere.

martedì 2 gennaio 2018

Perché meditare

Per definire gli scopi della meditazione, al di là di definizioni filosofiche o religiose, basti dire che con essa vogliamo eliminare ogni condizionamento e ogni dipendenza, compresa quella dalle nostre menti. Essere, per quanto possibile, i padroni di noi stessi e non i servi di tutti e di tutto.

È il singolo essere che si fa consapevole di sé, smettendo di essere il prodotto anonimo dell’evoluzione e prendendo in mano il proprio destino.

Un messaggio distruttivo

Non passa giorno che il Papa non ci ricordi che dobbiamo accogliere gli emigranti. Ma, se lo facessimo, affonderemmo tutti: distruggeremmo noi stessi e loro.
La Chiesa fa i suoi interessi, perché deve vendere la sua religione e apparire buona ad ogni costo. Ma lo Stato?
Purtroppo l’Italia è abituata da secoli a non fare i proprio interessi, ma quelli di qualche Stato estero, compreso lo Stato della Chiesa.
Il Papa vuole affondare l’Italia: essendo argentino, non gliene importa niente. Speriamo che l’Italia, nella sua masochistica sottomissione, non faccia la fine di chi, come il Cristo, per salvare gli altri ha ucciso se stesso.

Il messaggio cristiano, applicato alla lettera, non può che essere un’utopia distruttiva e autodistruttiva.

lunedì 1 gennaio 2018

Sogno e realtà

Che differenza c’è fra sogno e realtà? Il sogno svanisce e noi ci svegliamo.
Ma che ci assicura che anche la vita non sia un sogno e che un giorno non ci sveglieremo e sapremo che è stato tutto un sogno?
Non a caso in Oriente ci si riferisce all’illuminazione come al Risveglio.

Se non ci risveglieremo prima, in vita, ci risveglieremo alla fine in morte. La morte sarà il grande Risveglio dal sogno della vita.

I grandi disadattati

Non è facile ricostruire la psicologia di Gesù, dato che i testi che ne parlano sono pubblicitari e agiografici, hanno lo scopo di costruire un mito e sono pieni di interpolazioni. Possiamo allora rivolgerci a Friedric Nietzsche, che ha accostato la psicologia di san Franceco a quella di Gesù:

“Francesco di Assisi – nevrotico, epilettico, visionario, come Gesù” [La volontà di potenza].

Probabilmente tutti i grandi fondatori di religioni appartengono a questa categoria, dato che sono persone disadattate che non accettano il mondo così com’è.

Questo disadattamento è la grande forza delle religioni, una forza che viene dubito annullata dai loro seguaci, che vogliono normalizzarla e fare di essa non una forza dirompente, ma una forza di adattamento, di conformismo e di conservazione.