mercoledì 20 dicembre 2017

La necessità delle illusioni

Non è che Buddha, Leopardi, Schopenhauer o Platone (nel mito della caverna) siano pessimisti. Vedono chiaramente che gli uomini sono per lo più infelici, perché sono schiavi, perché sono condizionati da leggi non benevoli ma feroci.
E tuttavia credono di poter raggiungere la felicità. Sono dunque illusi.
Potranno trovare brevi scampoli di felicità, ma non una felicità duratura.
Sono illusi perché la vita ha bisogno di illusioni e di droghe per andare avanti.
Se gli uomini vedessero la vita così com’è nella sua brutalità, non avrebbero più la volontà di vivere. È quello che succede nelle nostre società occidentali, dove ci si riproduce molto meno. La sovrappopolazione è altrove: nelle società del terzo mondo, dove non c’è tempo per riflettere. Ma più si riflette, più si sviluppa una vera consapevolezza del nostro stato, meno ci si riproduce. Cadono sempre di più le illusioni.

È per questo che nella storia si alternano periodi di luce e periodi di oscurantismo, corsi e ricorsi storici. Quando incominciano a cadere le illusioni, la vita, che è astuta, crea dittatori e nuove guerre, in modo che si smetta di pensare. E ritorna l’oscurantismo politico e religioso.

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