venerdì 29 dicembre 2017

Seguire il respiro

“Respiro” e “spirito” hanno la stessa origine etimologica. Ecco perché la prima forma di meditazione – che è spiritualità per eccellenza (da non confondere con la religione) – è seguire il respiro. Seguire il respiro, esserne consapevoli, lasciarlo calmare è dunque un’attività spirituale.
Non si deve forzare il respiro (come si fa nello yoga): basta focalizzare l’attenzione sulla respirazione, per esempio a livello di addome/pancia, di narici, di polmoni o di naso. In tal caso la respirazione ha un proprio suono, che è il primo mantra naturale.
Sembra facile, ma non lo è: provate a calcolare per quanti secondi riuscite a seguire il respiro senza distrarvi, senza che entrino in campo altri oggetti o altri pensieri.
Ma, comunque sia, seguire il respiro, lo calma. E, calmando il respiro, si calma lo spirito.
E la calma dello spirito è il portale non solo dell’organismo psicofisico, ma anche della nostra trascuratissima anima, che può così affacciarsi spontaneamente, senza che la nostra solita violenza dei pensieri e degli stati d’animo la faccia ritrarre di nuovo.
Se non sapete come fare, svolgete prima un lavoro faticoso (per esempio correre), in modo che il cuore si metta a battere più forte del normale e poi fermatevi ad osservare come il respiro si calmi a poco a poco.

Questo processo di acquietamento riporta in primo piano anche la vostra anima, che non è un concetto astratto, ma qualcosa di molto reale. Il cammino della spiritualità è anche quello della salute psicofisica, dell’equilibrio, della quiete e del recupero della propria anima, sempre bistrattata. E il cammino del recupero della proprio anima è il cammino del risanamento e del progresso spirituale.

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