martedì 5 dicembre 2017

Il Dio che comanda

Ovunque sia arrivata la civiltà cristiana, si sono verificati genocidi culturali (quando non anche materiali). In America Latina, negli Stati Uniti, in Canada, in Europa, in Australia, in Africa, ecc., gli invasori, non contenti di depredare le terre e le ricchezze degli indigeni, cercarono di cancellare le loro religioni, le loro lingue, le loro identità. Per esempio, per un secolo e fino al 1970, i bambini Cree, in Canada, vennero internati in istituti religiosi dove subirono abusi di ogni genere e si cercò di cancellare la loro cultura. Tant’è vero che lo Stato e il Vaticano hanno chiesto loro scusa.
Ma non basta. Oggi i metodi non sono molto cambiati. Il cristianesimo cerca sempre di cancellare le identità culturali altrui con tutti i mezzi possibili. Combatte le altre religioni e combatte il laicismo, non con semplici parole, ma ricorrendo a Concordati, a battesimi, all’insegnamento religioso nelle scuole e così via.
Lo stesso viene fatto dalle altre religioni. Pensiamo a che cosa succede quando e dove arrivano i musulmani radicali, che si mettono a distruggere perfino le opere d’arte delle passate civiltà.
Il difetto sta nel manico: nell’arrogante pretesa di avere la verità rivelata, di possedere l’unica immagine vera di Dio e di dover ricorrere ad ogni violenza e ad ogni inganno per imporla.

Il difetto sta nell’idea di un Dio che comandi il mondo. Ma se un Dio fosse responsabile di tutto ciò che avviene nel mondo, sarebbe anche responsabile di tutto il male che si abbatte sugli uomini.

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