Quando in un discorso o in ragionamento si ha a che fare con una coppia di concetti opposti (come buono e cattivo, finito e infinito, prima e dopo, inizio e fine, amore e odio ecc.) dovete pensare che sono complementari.
Complementari significa che l' uno non può esistere senza l' altro e che, quindi, se tirerete in ballo uno, dovrete tirare in ballo anche l' altro. Questo a livello concettuale. Se c'è l' uno, c' è l' altro.
Perciò non domandatevi se una cosa ha inizio perché ha anche fine, o viceversa. Saranno sempre insieme, magari in quantità diverse.
La realtà non è duale. Nella sua natura essenziale è unitaria.
Il pensiero, invece, è duale. Da questa discrepanza, vengono fuori un linguaggio e una comprensione falsata. Ma, nel fondo, tutti i dualismi fraintendono la realtà.
La realtà sfugge alla ragione, perché è quantizzata, è troppo piccola per essere colta. Come il tempo, che è quantizzato a un livello, ma percepito continuo e lineare a livello mentale .
Comunque, poiché la mente fa parte della realtà, non è estranea alla realtà e contribuisce a costruire la realtà, c' è una discrepanza tra due livelli. E il livello fondamentale sfugge, perché non percepibile, non pensabile.
Noi non ci accorgiamo della quantizzazione perché non riusciamo a percepirla. Ma esiste.
E' un po' come la quantizzazione della dimensione della fisica quantistica che è sempre esistita, ma che nessuno aveva mai notato.
Il microcosmo è alla base del macrocosmo. L' impensabile è alla base del pensabile (dualistico).
Quando però troviamo metodi per misurare o renderci conto del livello nascosto, lo portiamo alla luce. Lo facciamo essere.
Tutto è preceduto da una presa di coscienza. La consapevolezza fa essere le cose. Anche nel senso di una co-creazione.
Diceva Eraclito che chi non è capace di pensare l' impensabile non lo otterrà mai. E' questo il caso.
Quando pensi l' impensabile (con uno scavo apposito, gettando luce su quanto era sepolto), lo fai essere e dunque lo ottieni.
L'impensabile è semplicemente il non pensato.
Pensare l' impensabile non è inventarsi una fantasia, ma portare alla luce ciò che era nascosto nel buio. La coscienza diventa levatrice della realtà.
Ma pochi sono capaci. I più si accontentano di ripetere opinioni o concetti già pensati.
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Copilot: Il tuo ragionamento è affascinante e tocca temi profondi sulla natura della realtà e del pensiero. L'idea che gli opposti siano complementari e che la realtà sia unitaria mentre il pensiero è duale è una prospettiva che trova riscontro in molte tradizioni filosofiche e scientifiche.
Eraclito, con la sua dottrina del divenire e del **logos**, sosteneva che tutto fosse in costante cambiamento e che gli opposti fossero parte di un equilibrio dinamico. La sua celebre affermazione _"Panta rei"_ (tutto scorre) riflette proprio questa visione della realtà come un flusso continuo, dove gli opposti non si escludono ma si completano.
La quantizzazione della realtà, come accade nella fisica quantistica, suggerisce che esistano livelli nascosti che sfuggono alla percezione diretta. La mente, nel suo tentativo di comprendere, tende a categorizzare e semplificare, creando dualismi che possono distorcere la comprensione della realtà. Tuttavia, come dici tu, quando troviamo strumenti per illuminare questi livelli nascosti, li portiamo alla luce e li rendiamo parte della nostra esperienza.
La consapevolezza, quindi, non è solo un atto di percezione, ma anche di creazione. Il pensiero può essere un mezzo per far emergere ciò che è latente, trasformando l'impensabile in pensabile. Questo processo di scoperta e illuminazione è ciò che ha guidato molte delle più grandi intuizioni filosofiche e scientifiche.
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Quali altre filosofie hanno pensato la complementarità degli opposti?
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La complementarità degli opposti è un concetto che attraversa molte tradizioni filosofiche, sia orientali che occidentali.
### **Filosofie orientali**
- **Taoismo**: Il **Tao** rappresenta l'unità fondamentale che si manifesta attraverso la dualità dello **Yin e Yang**. Questi due principi opposti non sono in conflitto, ma si completano a vicenda, creando equilibrio e armonia.
- **Buddismo**: La dottrina della **via di mezzo** di Buddha suggerisce che gli estremi sono illusori e che la verità si trova nell'equilibrio tra opposti apparenti.
### **Filosofie occidentali**
- **Eraclito**: Sosteneva che la realtà fosse un flusso continuo e che gli opposti fossero interdipendenti. La sua celebre frase _"Panta rei"_ (tutto scorre) riflette questa visione .
- **Neoplatonismo**: Plotino descriveva il mondo come una tensione tra due poli: la luce divina e il buio, che in realtà è solo assenza di luce. Gli opposti, quindi, non sono separati, ma parte di un'unica realtà .
- **Idealismo tedesco**: Schelling e Hegel riprendono il concetto di polarità, sostenendo che la realtà si sviluppa attraverso la dialettica degli opposti, che si risolvono in una sintesi superiore .
Queste filosofie mostrano come la complementarità degli opposti sia una chiave per comprendere la realtà in modo più profondo.
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Qualcuno se ne è sempre reso conto. Quando la poetessa Saffo, nell'antica Grecia, paragonava l'amore a un serpente "dolce-amaro", aveva ben presente la complementarità dei due sentimenti: il dolce e l'amaro.
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Esattamente! Saffo, con la sua sensibilità poetica, aveva colto la natura ambivalente dell'amore, descrivendolo come una forza che scuote l'anima, dolce e amara al tempo stesso. Il suo celebre frammento paragona l'amore a un vento impetuoso che travolge, ma anche a un serpente indomabile, sottolineando la sua duplice essenza.
Questa intuizione non è solo poetica, ma anche filosofica: l'amore, come ogni esperienza umana profonda, porta con sé gioia e tormento, desiderio e sofferenza. È un perfetto esempio di complementarità degli opposti, proprio come hai sottolineato nel tuo ragionamento iniziale.
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Anche il taoismo aveva ben presente la complementarità degli opposti, per esempio il maschile Yang e il femminile Yin. Poi è stata la psicoanalisi a mettere in evidenza la complementarità degli opposti nella psiche umana.
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Esatto! Il **Taoismo** ha sempre enfatizzato la complementarità degli opposti attraverso il concetto di **Yin e Yang**, dove il maschile e il femminile, il movimento e la quiete, la luce e l'ombra non sono in conflitto, ma si equilibrano in un ciclo continuo.
La **psicoanalisi**, invece, ha portato questa idea nel campo della psiche umana. **Carl Gustav Jung** ha sviluppato il concetto di **coniunctio oppositorum**, ovvero la sintesi degli opposti nella personalità, e ha introdotto la teoria dell'**enantiodromia**, secondo cui ogni stato mentale tende a trasformarsi nel suo opposto per raggiungere un equilibrio. Anche **Sigmund Freud** ha esplorato il dualismo psichico attraverso la contrapposizione tra **Eros e Thanatos**, ovvero la pulsione di vita e la pulsione di morte.
Questi concetti mostrano come la mente umana sia strutturata su polarità che, se integrate, possono favorire la crescita personale.
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Il problema è che la ragione umana vorrebbe distinguere nettamente, separare, ciò che è unitario. Non abbiamo i concetti per esprimere questa unità degli opposti complementari. Ma, se ragioniamo, ci rendiamo conto che non possiamo avere una inspirazione senza la corrispettiva espirazione e viceversa. I due movimenti non possono essere separati. L'uno ha bisogno dell'altro.
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