sabato 12 aprile 2025

L' illuminismo oscuro: cosa cova in America nella destra estrema


Noi non ci rendiamo conto di quali menti deliranti circondino Trump, al punto da teorizzare uno stato neo-feudale, nemico giurato di ogni democrazia. Menti malate che aspirano a un regime totalitario che imponga la sottomissione al potere di tutti i cittadini. Menti reazionarie uscite da qualche film o romanzo distopico dove non c'è più nessuna speranza di libertà. 

Nella letteratura, i modelli di stati totalitari sono spesso esplorati attraverso il genere distopico, offrendo visioni cupe di società future dominate da un controllo oppressivo. Questi modelli variano nelle loro specificità, ma condividono temi comuni come la soppressione della libertà individuale, la sorveglianza di massa, la propaganda, la manipolazione della storia e l'annientamento del dissenso.

Il problema che oggi non sono più fantasie di romanzieri, ma propositi e progetti di personaggi americani che ispirano Trump e i suoi amici miliardari.

Ecco alcuni esempi significativi di modelli di stati totalitari nella letteratura:

 * 1984 di George Orwell: Questo romanzo è forse l'esempio più iconico di uno stato totalitario nella letteratura. Orwell descrive Oceania, un regime guidato dal "Grande Fratello" che esercita un controllo totale sulla vita dei cittadini attraverso la sorveglianza costante, la manipolazione del linguaggio (attraverso la "neolingua") e la riscrittura della storia. Il Partito Unico reprime ogni forma di pensiero indipendente e individualità, utilizzando la "psicopolizia" per eliminare i dissidenti. La paura e il terrore psicologico sono strumenti chiave per mantenere il potere.

 * Il mondo nuovo (Brave New World) di Aldous Huxley: Huxley presenta un modello di totalitarismo più sottile e insidioso. In questa società futura, il controllo non è imposto con la forza bruta, ma attraverso la manipolazione genetica, il condizionamento psicologico e l'uso di droghe che inducono all'euforia (come il "soma"). Gli individui sono creati in provetta e suddivisi in caste gerarchiche, ognuna condizionata ad accettare il proprio ruolo nella società. La felicità e la stabilità sono mantenute a costo della libertà individuale, dell'amore, della sofferenza e di altre esperienze umane autentiche.

 * Noi (We) di Evgenij Zamjatin: Spesso considerato un precursore di "1984" e "Il mondo nuovo", "Noi" descrive uno "Stato Unico" futuristico dove la vita è rigidamente regolamentata secondo la "Tabella delle Ore". Gli individui sono identificati con numeri anziché nomi e vivono in edifici di vetro trasparenti, sotto la costante sorveglianza del Benefattore. Ogni aspetto della vita, inclusi i pensieri e le emozioni, è controllato e soppresso in nome dell'efficienza e dell'armonia collettiva.

Questi romanzi esplorano diverse sfaccettature del totalitarismo, mettendo in guardia sui pericoli della soppressione della libertà e dell'individualità in nome del potere o della presunta stabilità sociale. Essi continuano a essere rilevanti oggi, stimolando la riflessione sulle dinamiche di potere, la sorveglianza e il controllo nella società contemporanea.

Ma adesso occupiamoci della realtà americana.

**"


Curtis Yarvin, chi è il Rasputin 2.0 anti-democratico che sussurra a JD Vance e Trump: «L'uomo si adatterà alla sottomissione»

di Luca Angelini

Informatico-filosofo e blogger, classe 1973, adora i giubbotti di pelle nera e le idee dello stesso colore. Sostiene Trump e propaganda l'«Illuminismo Oscuro»: vuole sostituire la democrazia con una sorta di Stato tecno-feudale dove «gli esseri umani si adatteranno a strutture di dominio-sottomissione»



Quando, qualche settimana fa, Viviana Mazza le ha chiesto quali fossero i teorici della nuova America trumpiana, la giornalista e saggista Anne Applebaum le ha risposto: «Ce ne sono molti. Vance è uno di loro. C’è questa sorta di movimento neo-reazionario, di cui fa parte Curtis Yarvin. E c’è Peter Thiel. Dietro tutto questo c’è un’intera scuola di pensatori reazionari e antidemocratici, che fanno podcast e sono influenti».


Di J.D. Vance qui trovate un ritratto, firmato dalla stessa Viviana Mazza. Dell'imprenditore e investitore miliardario Peter Thiel ne abbiam parlato citando l'avanzata della tecnodestra. Forse è il caso, però, di parlare un po' anche di Curtis Yarvin, informatico-filosofo (e blogger, anche sotto lo pseudonimo Mencius Moldbug), classe 1973, che adora i giubbotti di pelle nera e le idee dello stesso colore. La rivista Le Grand Continent lo presenta così: «È questo che Curtis Yarvin ci chiede di fare. Credere in cose scioccanti e assurde, potenti e violente. Il video generato dall’IA che ha indignato il mondo intero – una Gaza trasformata in una sorta di Riviera del Medio Oriente – si ispira letteralmente al suo piano: Gaza Inc. Già prima della grande invasione del febbraio 2022, Yarvin aveva anticipato la linea brutale dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Ucraina, scrivendo che gli Stati Uniti dovevano "dare carta bianca a Putin" sul continente, affinché "ogni vecchia nazione europea trovi una zampa d’orso misericordiosa per restaurare la propria cultura tradizionale e la propria forma di governo – tanto più autocratica, tanto meglio". La svolta imperiale – o monarchica nel suo gergo – la fine dello Stato di diritto per mezzo di un colpo di Stato esecutivo orchestrato dal mondo tech: è ancora lui ad averla sognata».


Ora, sappiamo che sostenere che Donald Trump abbia un'ideologia e si interessi di filosofia è un filo azzardato. Ma lo stesso non vale per qualcuno della sua cerchia o per i blogger, influencer e podcaster di estrema destra che tanta capacità hanno di sussurrare all'orecchio di The Donald (valga per tutti il recente caso Laura Loomer, la complottista che ha fatto licenziare sei funzionari a suo dire «infedeli»). Perciò, leggere la lunga intervista che Le Grand Continent ha fatto a Yarvin e sta pubblicando a puntate è, insieme, illuminante e raggelante.


Che la «corrente filosofica» di Yarvin si chiami Dark Enlightenment, Illuminismo Oscuro, in pratica una contraddizione in termini, può sembrare, agli occhi di uno come Trump, più un pregio che un difetto. Ma ancor più pregiate devono essergli sembrate le idee di Yarvin sulla «presidenza esecutiva» (o «imperiale» e «muscolare», come l'hanno chiamata, sul Corriere, Sabino Cassese e Massimo Gaggi). Di sicuro, trovasse mai il tempo e la voglia di leggerle, apprezzerebbe queste parole che Yarvin consegna a Le Grand Continent: «L'altro giorno parlavo con una persona a Washington che ha, in teoria, un lavoro molto importante. Mi ha detto: "Ora tutto viene gestito dallo Studio Ovale. Ed è molto efficiente". Non succedeva dai tempi di Franklin Delano Roosevelt (FDR). Ma Roosevelt aveva la nostra stessa identica Costituzione. Se si guarda alla storia degli Stati Uniti, si nota che ogni 75 o 80 anni circa il Paese ritorna a una monarchia di fatto in termini di funzionamento. George Washington: presidenza esecutiva. Abraham Lincoln: presidenza esecutiva. FDR: presidenza esecutiva. Ogni tanto ci sono personalità forti, ma nessuno può tenere testa a Washington. Nessuno può tenere testa a Lincoln. Nessuno riesce a tenere testa a Roosevelt, soprattutto durante la guerra. Se si guarda a questo sistema, in un certo senso il vero genio della Costituzione americana - e Franklin Roosevelt lo disse nel suo primo discorso inaugurale - è che si tratta di una Costituzione mista. Tutti gli elementi sono presenti. Ma l'equilibrio tra di essi non è fisso, può cambiare. In altre parole, la Costituzione dice solo che ci sono tre poteri, non dice quale sia il più forte».


Quanto al presente, ecco come lo vede Yarvin: «Una delle cose più incredibili del fenomeno Trump-Vance - è ancora troppo presto per chiamarlo rivoluzione - è che sta avvenendo senza alcuno scontro. Bisogna ricordarsi il 2017: enormi proteste, disordini durante la cerimonia inaugurale e una violenza inaudita nel 2020. Credo che a un certo punto Trump abbia dovuto essere portato nel bunker della Casa Bianca perché i manifestanti minacciavano di aggredirlo. Tutto questo accadeva mentre Trump, in realtà, non stava facendo quasi nulla per disturbare il regolare funzionamento del governo. Oggi sta smantellando e distruggendo tutto. E coloro che ieri erano in rivolta stanno a malapena squittendo. Ci sono alcuni gruppi di persone, spesso anziane, che sventolano cartelli, cercando di recuperare la sensazione che avevano nel 1968. Ma non funziona. Sono solo vecchi, che fanno cose da vecchi, e i bambini di oggi guardano inebetiti» (Yarvin, ovviamente, non fa nessun accenno alla grazia concessa agli assalitori del Campidoglio, né alla paura di protestare per timore di arresti di massa, di cui ha scritto Alessandro Trocino nella Rassegna di mercoledì).


Le idee di Yarvin sulla pandemia di Covid-19 come punto di svolta per il successivo affermarsi della presidenza «imperiale» («Serviva qualcuno che dicesse No ai virologi») sono piuttosto al di là della soglia del complottismo spinto. Ma c'è un punto, sulla differenza fra la vittoria di Trump del 2016 e quella del 2024, che vale la pena riportare. Quando gli intervistatori gli fanno notare che il Covid è stato anche il momento in cui l'infrastruttura digitale è diventata d'importanza esistenziale, Yarvin replica: «Non è che queste stesse persone non esistessero o non fossero importanti otto anni fa. La vera differenza è che otto anni fa Elon Musk era un centrista liberal. La cosa importante, riguardo ai guru tecnologici, è che non sono culturalmente conservatori. Prendiamo la vita privata di Elon Musk: non è cattolico, non è cristiano. È più simile a: “Farò dei bambini con i computer”. Questi tizi non sono affatto conservatori e questo permette loro - come a qualsiasi giovane élite emergente - di sentire crescere dentro di sé una nuova fiducia. È molto importante per un'élite sentire di avere il diritto di governare. In questo caso, non solo sente il diritto di governare, ma - come la sinistra in passato - il dovere di governare».


Non stupisce che, in un articolo dedicato al Dark Enlightenment uscito a fine marzo sul settimanale Time, Ed Simon, dopo aver spiegato che «laddove l'Illuminismo prometteva libertà, emancipazione, uguaglianza e solidarietà, l'“Illuminismo oscuro” offre servaggio, gerarchia, schiavitù e spietatezza» abbia scritto: «Non diversamente dai futuristi, Yarvin sostiene la necessità di sostituire la democrazia con una sorta di Stato tecno-feudale, in modo che il governo sia gestito come un'azienda, con il presidente come “amministratore delegato”. Questo nuovo sistema è elitario - “li esseri umani si adatteranno a strutture di dominio-sottomissione”, ha scritto Yarvin nel 2008; ed è autoritario - “se gli americani vogliono cambiare il loro governo, dovranno superare la loro fobia per i dittatori”, ha dichiarato nel 2012».


Quanto alle connessioni di Yarvin con la tecnodestra, Simon sottolinea: «Ci sono sfumature della filosofia di Yarvin nel saggio di Thiel del 2009 per il Cato Institute, in cui scriveva: “Non credo più che libertà e democrazia siano compatibili”. E Thiel, attraverso la sua società di venture capital, Founders Fund, è stato uno dei primi investitori nella startup Urbit del blogger. Per quanto riguarda le opinioni controverse di Yarvin e il fatto che Thiel le condivida o meno, Yarvin ha detto che il suo mecenate è “pienamente illuminato”, in quanto lui stesso gli ha “fatto da coach”. Inoltre, in una recente intervista alla Hoover Institution, Marc Andreessen (forse il più importante venture capitalist al mondo, ma autore anche di un Techno-Optimist Manifesto, ndr) ha citato Yarvin e lo ha definito “un amico” (lo stesso fa Yarvin nell'intervista a Le Grand Continent, aggiungendo che è anche finanziatore di un suo progetto, ndr). L'aspetto ancora più allarmante è che l'influenza smisurata di Yarvin sui dirigenti del settore tecnologico è arrivata fino a Washington. I segni sono ovunque: Yarvin è stato ospite del cosiddetto “Ballo dell'incoronazione” di Trump nel gennaio 2025. Il vicepresidente J.D. Vance, un protetto di Thiel, ha parlato con ammirazione dell'influenza del blogger sul suo pensiero quando è stato intervistato in un podcast nel luglio del 2024. Sebbene il ruolo di Andreessen nella Casa Bianca di Trump non sia ufficiale, il Washington Post ha riferito a gennaio che “ha reclutato in silenzio e con successo candidati per le posizioni nella Washington di Trump”. Elon Musk, pur senza essersi levato espressamente il cappello davanti a Yarvin, sembra avere una filosofia simile: nel 2020, ha dichiarato al Wall Street Journal che “il governo è semplicemente l'azienda più grande di tutte”. Cinque anni dopo, Musk ha sfruttato la sua posizione di consulente non ufficiale della seconda amministrazione Trump e del Dipartimento per l'efficienza del governo (Doge) per rendere operativo quello che Yarvin ha definito “un duro riavvio” (hard reboot) del governo».


Robert Evans, studioso dell'estrema destra che ha ospitato Yarvin in due puntate del suo podcast Behind the Bastards, ha detto al Guardian: «Ciò che è davvero unico è il suo modo di riorganizzare o riconfezionare le vecchie idee reazionarie in modo da attirare i ragazzi libertari dell'industria tecnologica, e alla fine far sì che alcuni di loro abbraccino molte idee di estrema destra. Questa è la novità di Yarvin e questo è il suo vero successo». In proposito, ricorda anche che, intervistato nel 2021 dall'influencer di estrema destra Jack Murphy, J.D. Vance ha detto: «C'è questo tizio, Curtis Yarvin, che ha scritto di alcune di queste cose. Bisogna fondamentalmente accettare il fatto che tutto quanto sta per crollare su se stesso. Il compito dei conservatori in questo momento è quello di preservare il più possibile e poi, quando arriverà l'inevitabile crollo, ricostruire il Paese in un modo che sia effettivamente migliore».


Simon ricorda che l'Illuminismo Oscuro è di solito associato principalmente al filosofo britannico Nick Land, autore di un saggio con quel titolo. Land è stato uno dei fondatori dell'Unità di Ricerca sulla Cultura Cibernetica dell'Università britannica di Warwick fino al 1995, quando il suo comportamento sempre più irregolare lo ha fatto espellere. «Land è attivamente antidemocratico e desidera un sistema in cui grandi uomini (guidati da algoritmi e intelligenza artificiale) guidino la nave dello Stato. Si tratta di una visione esplicitamente nichilista, un'ideologia che combina l'utopismo tecnologico con una profonda misantropia, una variante di quello che lo storico Jeffrey Herf ha definito “modernismo reazionario”, ma che potremmo anche chiamare autoritarismo cibernetico o fascismo tecnologico». Sul Financial Times, Jonathan Derbyshire ha aggiunto: «Land, come Yarvin, ritiene che lo Stato ideale dovrebbe funzionare come un'azienda. Secondo questa teoria, che Yarvin chiama “neocameralismo”, uno Stato correttamente costituito è quello che è stato depurato dalla democrazia. Il suo principio guida è “nessuna voce, libera uscita”: i residenti o i clienti (non i cittadini) di tale Stato non hanno diritti, ma la facoltà di portare le loro usanze altrove». (Peraltro, Land, dopo essersi trasferito in Cina, ha firmato anche dei peana al capitalismo di Stato con caratteristiche cinesi, «perfetta unione di innovazione radicale e profondo conservatorismo»; ma questo probabilmente a The Donald nessuno l'ha detto)



La tentazione di liquidare una «filosofia» del genere come vaneggiamento estremista (Land si autodefinisce «ingegnere delirante») è comprensibile. Simon pensa, però, che sia una tentazione pericolosa: «Come spesso accade con Trump, gli opinionisti hanno la tendenza a supporre una mancanza di serietà o di intenzione in ciò che il Presidente dice. Lo stesso atteggiamento sprezzante ha talvolta accompagnato i futuristi e anche i fascisti di Mussolini, quando erano in ascesa».


Esagera un po', con i paragoni storici? È possibile. E senz'altro augurabile. Ma confrontare alcuni precetti dell'Illuminismo Dark con la realtà che sta prendendo forma nell'America trumpiana è, di nuovo, illuminante e inquietante insieme. Ecco la sintesi di Simon: «Yarvin, nel 2021, ha scritto (con molta meno poesia dei futuristi): “Poiché l'università è il cuore del vecchio regime, è assolutamente essenziale per il successo di qualsiasi cambiamento di regime che tutte le università accreditate siano liquidate sia fisicamente che economicamente”. Yarvin parla in modo dispregiativo di quella che chiama “la Cattedrale”, un insieme di organizzazioni educative, mediatiche e non profit che, a suo avviso, definisce il tenore del discorso pubblico, ma che impedisce anche la libertà dei dirigenti di fare ciò che vogliono. La sua aspirazione è piuttosto, come ha scritto nel 2007, che “lo Stato sia semplicemente un'impresa immobiliare su scala molto ampia”. Utilizzando una varietà di metafore, Yarvin sostiene la necessità di una “rivoluzione a farfalla”, un “inizio di pieni poteri” per il governo degli Stati Uniti realizzato “dando la sovranità assoluta a una singola organizzazione”. Questo viene immaginato come un colpo di Stato interno volto a privatizzare il governo e a sostituire la democrazia con una completa autorità esecutiva. Due anni fa, Yarvin ha esposto il suo programma strategico con l'acronimo “RAGE”, ovvero “Retire all government employees”. Yarvin sosteneva che un'ipotetica futura amministrazione Trump avrebbe dovuto licenziare tutti i lavoratori federali non politici per farli sostituire da lealisti. Secondo il blogger, le casse del governo dovrebbero essere confiscate e reindirizzate. Quando i tribunali impediscono ordini incostituzionali, Yarvin dice che dovrebbero essere semplicemente ignorati. Dopo di che, anche la stampa libera e le università dovranno essere limitate». Non troppo diverso da quello che ha detto nell'agosto scorso il solito Vance: «Non c'è modo per un conservatore di realizzare la nostra visione della società se non siamo disposti a colpire il cuore della bestia. Quel cuore sono le università».

Yarvin e Land stanno già barrando le caselle delle cose fatte (o almeno tentate) da Donald II. Forse conviene anche a noi tenere il conto.


Questo articolo è stato pubblicato originariamente nella newsletter «Il Punto — La Rassegna» del Corriere della Sera. 







Nessun commento:

Posta un commento